Preparazione

 

In attesa dello Spirito Santo

Dal brano degli atti di S. Luca: 1, 12-14

12 Tunc reversi sunt lerusalem…
13 Et cum introissent in coenaculum ubi manebant Petrus, et Joannes…
14 Hi omnes erant perseverantes unanimiter in oratione cum mulieribus, et Maria matre Iesu, et fratribus eius.

PREPARAZIONE ALLA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO

Come voi sapete, mie Suore, siamo vicini al giorno di Pentecoste, a quel solennissimo giorno in cui Gesù Cristo, seduto alla destra del Padre, mantenendo la promessa fatta agli Apostoli prima di salire al cielo, mandò sopra di loro lo Spirito Santo che, rendendo incontestabile testimonianza della sua divinità ed innocenza, avrebbe insegnato loro ogni verità; li avrebbe confortati ed animati nella grande impresa che aveva loro affidato di annunziare il Vangelo a tutte le genti e di convertire il mondo alla vera religione. Ora tutti, mie Suore, abbiamo bisogno di essere animati e confortati da questo Spirito divino, che è come il cuore dell’anima, senza il quale essa non può avere né vita di grazia, né capacità di virtù; da Lui abbiamo tutte le grazie che i teologi chiamano « gratis date »; da Lui i sette preziosissimi doni, le virtù teologali e i doni preziosi delle altre virtù morali; da Lui abbiamo la figliolanza adottiva di Dio, i lumi della mente, le ispirazioni del cuore, le mozioni della volontà: da Lui, insomma, abbiamo ogni bene.

Come il corpo ha bisogno dell’anima per vivere ed operare – dice S. Tommaso – così abbiamo bisogno, per la nostra santificazione, dello Spirito Santo e delle divine Sue grazie. Egli, con la sua grazia, dà vita e moto all’anima, come l’anima dà vita e moto al corpo: « In ipso vivimus, movemur et sumus »; e siccome l’anima, trovandosi in tutte le membra, vede con gli occhi, ascolta con le orecchie e così del rimanente, non essendovi azione dell’uomo a cui essa non concorra, così lo Spirito Santo dà lena e vigore per compiere tutti gli atti virtuosi e mentori. In questi giorni, quindi, in cui il divino Paraclito suole, più che in altri tempi, diffondere con maggior abbondanza sopra la terra i suoi lumi e le sue grazie, noi ci disporremo a riceverli come si conviene. Ed è per questo, mie Suore, che ho creduto bene interrompere per poco le nostre istruzioni dottrinali, per additarvi la maniera di prepararvi a ricevere i doni e le grazie che lo Spirito Santo andrà diffondendo, nei prossimi giorni, su tutta la Chiesa.

Che per ricevere i doni e le grazie dello Spirito Santo sia necessario disporvisi con apposita preparazione, è cosa certissima e fuori dubbio. Leggiamo, infatti, nella divina scrittura che Iddio, sebbene disposto a beneficare le sue creature, non di meno non si piega a dispensare e diffondere queste sue misericordie se prima le creature non si dispongono a riceverle con conveniente preparazione. Nelle ardenti pianure del deserto, il Signore si degnò di alimentare il suo popolo per quarant’anni continui con un cibo misterioso e, prima che la manna piovesse ogni mattina dal cielo, Egli stesso faceva spirare un venticello dolce e tenue il quale, ripulendo il suolo dalla polvere, disponeva il terreno a riceverla. Sulla vetta del monte volle che Mosè si avvicinasse al miracoloso roveto che ardeva di vivissime fiamme senza consumarsi, ma solo dopo essersi levate le scarpe.

Sul monte Sinai diede allo stesso Mosè le due tavole della Legge, ma dopo che egli si era preparato a riceverle col digiuno e con l’orazione di quaranta giorni.

Se apriamo, poi, le storie dei Santi, troviamo che ogniqualvolta essi volevano ottenere dal Signore qualche grazia o qualche particolare favore, si disponevano sempre col raddoppiare il fervore nelle loro orazioni, moltiplicare i digiuni, fare più penitenze, disimpegnare con più diligenza i propri doveri.

Per venire al nostro caso, perché voi credete che Gesù Cristo abbia tardato dieci giorni a mandare lo Spirito Santo, il divino Paraclito, sopra i suoi Apostoli per confortarli e consolarli? Essi si trovavano in grandi angustie sia per la privazione della presenza visibile del loro Maestro, sia per il timore di essere ad ogni istante assaliti dai nemici di Cristo. Egli, inoltre, aveva ripetutamente promesso loro che, giunto alla destra del Padre, glielo avrebbe mandato. Ciò avvenne non solo per insegnarci la longanimità con la quale dobbiamo aspettare e domandare un dono così eccelso, ma anche perché noi comprendessimo la grandezza di questo stesso dono e ne facessimo maggior conto per conservarlo, onde non accadesse a noi come a Salomone il quale, avendo acquistato subito e senza fatica lo spirito della sapienza, ne fece ben poco conto.

Ritardando quindi l’invio dello Spirito Santo, Gesù volle farci intendere la grande perfezione con cui dobbiamo prepararci a riceverlo e a dare quindi il tempo agli Apostoli di conseguire, con fervorosi e devoti esercizi, tale perfezione.

Egli stesso, il divin Redentore, poco prima di salire al cielo, comandò agli stessi suoi Apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme fino a che non avessero ricevuto lo Spirito Consolatore e che lo stessero ad aspettare ritirati in preghiera e con pazienza.

Da ciò si deduce che la novena che precede la sacra Pentecoste è di istituzione divina ed anche la prima praticata nella Chiesa, per ordine espresso di Cristo, dalla Beata Vergine, da tutti gli Apostoli e dai nuovi fedeli che, per diversi motivi, erano radunati allora in Gerusalemme. Vista dunque la necessità che abbiamo di pregare per poter ricevere il divino Paraclito, cerchiamo ora di vedere quali debbano essere le nostre disposizioni.

Il modo di preparare i nostri cuori alla venuta dello Spirito Santo dobbiamo apprenderlo dagli stessi Apostoli, i quali si disposero a ricevere in pienezza i doni dello Spirito Santo con un generoso distacco da tutte le cose terrene e soprattutto dalla consolazione della presenza del divino Maestro e con una fervida e perseverante preghiera.

Per potervi attendere meglio, senza essere disturbati, si allontanarono, secondo l’ordine ricevuto da Cristo stesso, dalla moltitudine e dal frastuono del mondo e si chiusero nel Cenacolo, dal quale non uscirono finché non ebbero ricevuto il divino Spirito. Finalmente, per rendersi degni di ricevere il divino Spirito, al raccoglimento e alla preghiera aggiunsero, dice l’Evangelista S. Luca, una mirabile unione tra di loro, cioè una particolare, fraterna carità.

Ecco quindi, mie Suore, le principali disposizioni che dobbiamo avere per ricevere con abbondanza le grazie e i doni celesti e prepararci degnamente a celebrare la grande festa della Pentecoste: 1) distacco dal peccato, dal mondo, da tutte le cose terrene e perfino da noi stessi; 2) orazione frequente e, per quanto si può, fervorosa e perseverante; 3) carità ed unione con il nostro prossimo.

Se vogliamo che lo Spirito Santo trovi veramente in noi una degna abitazione e vi ponga la propria dimora, dobbiamo innanzitutto purificare bene il nostro cuore da ogni peccato, perché peccato e Dio, tenebre e luce, non possono né potranno mai stare insieme. Nemmeno in un cuore posseduto dall’amor proprio, cioè dalla vana stima di se stesso, da astio, da malignità e da affetto disordinato per le cose di quaggiù, entrerà Dio con la sua grazia.

Come la colomba spedita da Noè fuori dall’arca da cui era partita, così lo Spirito Santo non si ferma in un cuore dominato da passioni e da affetti terreni disordinati. Dobbiamo inoltre distaccare il cuore dal mondo e dalle cose del mondo, perché lo spirito del mondo è ben diverso dallo Spirito di Dio e pertanto, dice S. Agostino, noi non possiamo ricevere lo Spirito divino se non scacciamo il suo nemico, cioè lo spirito del mondo. L’uno e l’altro domandano la nostra amicizia, ma l’uno è più geloso dell’altro, e tra Dio e il mondo vi è tale incompatibilità che non possono mai vivere insieme. Lo Spirito di Dio è spirito di umiltà, di obbedienza e di sottomissione; quello del mondo è spirito di superbia, di ostinazione e di dissipazione.

Lo Spirito di Dio è spirito di pazienza, di mansuetudine, di abnegazione e di penitenza; quello del mondo è spirito di risentimento, di collera, di avversione, di vendetta e di immortificazione. Lo Spirito di Dio è spirito di bontà, di carità, di povertà e di santità; quello del mondo è spirito d’interesse, di corruzione e di malizia. Dunque, se noi desideriamo lo Spirito di Dio, necessariamente dobbiamo rinunziare allo spirito del mondo che gli è totalmente contrario, distaccando il cuore dai suoi beni, dai suoi piaceri e dalle sue abitudini. Gli Apostoli, soggiunge il citato Dottore, ricevettero con tanta pienezza i doni dello Spirito Santo perché si trovava in loro un grande vuoto, cioè perché si erano interamente liberati dallo spirito del mondo e dalle sue creature.

Oltre a questo, i discepoli si ritirarono in luogo solitario e si diedero ad una fervida e costante orazione. Il divino Maestro aveva loro promesso lo Spirito Santo, ma essi sapevano che l’orazione è il mezzo con cui si adempiono le divine promesse, secondo il detto dello stesso Cristo: «Come voi, pur essendo cattivi, date cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito buono a quelli che lo chiedono».

Gli Apostoli si ritirarono in raccoglimento, in fervente e devota orazione, invocando la venuta dello Spirito Santo e dicendo all’eterno Padre ed a Cristo Signor nostro: «Crea, o Signore, in me un cuore mondo; fa’ che abiti nel mio animo uno spirito retto, tutto conforme ai divini voleri e accendi in esso il fuoco del tuo amore». Ad imitazione degli Apostoli, dobbiamo dire anche noi, secondo l’insegnamento di Cristo, « Deus, spìritum rectum innova in visceribus meis ». Datemi la consolazione della vostra grazia e confortatemi con la sua efficacia nell’operare il bene.

Mandate il vostro Spirito e basterà a perfezionare i giusti, ad infervorare i tiepidi, a giustificare i peccatori, insomma a rinnovare la faccia della terra e a fare, di tutto il mondo, un solo popolo di cui voi siate l’unico e vero Dio: « Emitte Spiritum tuum et creabuntur; et renovabis faciem terrae ». E allo Spirito Santo: «Vieni, o Spirito creatore, vieni Padre dei poveri, vieni datore di ogni bene, vieni o lume dei cuori, o luce beatissima, rischiara con i tuoi raggi la nostra mente, affinché camminiamo sempre sulla retta via dell’osservanza dei divini voleri». Se, in tal modo, noi come gli Apostoli ecciteremo nell’anima nostra ardenti e vivi desideri di essere pieni dello Spirito divino, Egli verrà a spandere sopra di noi l’abbondanza delle sue grazie.

Se alle precedenti disposizioni uniremo la terza, che è appunto quella di avere un cuore unito in santa carità con il nostro prossimo, la carità della terra tutta farà scendere giù dalle stelle la carità del cielo. Gli Apostoli, con tutti coloro che si trovavano radunati nel Cenacolo, erano uniti non solo materialmente, ma anche di cuore e di sentimenti in modo che, nell’elezione dell’Apostolo S. Mattia, non vi fu tra loro contrasto alcuno, né contesa, né emulazione. Barnaba, escluso, non si lagnò e tutti ritennero ben fatto quanto aveva fatto il loro capo S. Pietro.

Viviamo anche noi, mie dilettissime, in santa carità, uniti al nostro prossimo che convive con noi; abbiamo con lui i medesimi sentimenti, facciamo in modo che mai tra noi sorgano discussioni e contese. Lo Spirito Santo verrà allora sicuramente sopra di noi e, in proporzione della nostra carità, ci darà i suoi doni e le sue grazie. Egli è il Dio della pace e non della disunione, dice S. Paolo. Chi, pertanto, cerca il modo di vendicarsi dei torti e degli affronti ricevuti, chi invidia il bene altrui, chi gode delle altrui disgrazie, chi sparla dei suoi simili attribuendo loro false mancanze o rivelando veri, ma occulti difetti, o interpretando sinistramente le azioni altrui, chi fa rapporti e semina discordie, chi, insomma, dà occasione a contrasti, a disgusti, a divisioni tra i fratelli, a incomprensioni e a contese, costui non riceverà certo lo Spirito Santo! «Noi dunque – dice S. Agostino – ai quali Gesù Cristo lasciò la sua pace perché fossimo uniti l’un con l’altro, uniamo i nostri cuori e facciamo in modo di essere tutti un cuore solo e un’anima sola, come i primi fedeli».

Facendo così, noi diverremo una degna abitazione dello Spirito Santo ed Egli, vedendoci uniti in una santa fratellanza e concordia, verrà certamente in noi con l’abbondanza delle sue grazie e dei suoi lumi, come Egli stesso ci assicura in S. Giovanni e di noi farà la sua residenza e la sua dimora: « Ad eum veniemus, et mansionem apud eum faciemus ».

Amen.