Le piccole passion 1

 

LE PICCOLE PASSIONI

(Prima Istruzione)

Dio aveva creato l’uomo signore del mondo e gli aveva sottomessa ogni cosa vivente: sulla terra, nel mare e nel cielo, così che tutto gli obbediva. Lo aveva fatto anche signore di se stesso, dandogli il dominio delle proprie inclinazioni; nulla, dunque, poteva turbarlo e la sua vita poteva scorrere in pace. Ma quando Adamo peccò, tutto fu sovvertito; le creature tutte e le sue stesse passioni gli si ribellarono, anzi cercarono di imporre su di lui il loro dominio. Anche noi, perciò, siamo in continuo contrasto con le nostre passioni che tentano di vincere in ogni modo la ragione e di stabilire su di noi il loro giogo.

L’uomo, sentendosi in pericolo di cadere miseramente, per poter resistere e mantenere la supremazia su queste cose a lui avverse, deve necessariamente combatterle mentre avrebbe potuto facilmente soggiogarle se non ci fosse stato il peccato del primo uomo. Ecco perché in noi si agita una continua guerra che diventa qualche volta furiosa e annienta, con la sua veemenza, la resistenza del nostro spirito. Tale guerra non è mossa da altro, dice l’Apostolo S. Giacomo, che dalle stesse nostre passioni. Ed ecco anche il motivo per cui, nelle divine Scritture, viene chiamato il nostro vivere una continua milizia. «Militia est vita hominis super terram».

Per poter riuscire vittoriosi in questo combattimento dello spirito contro i nostri peggiori impulsi e della ragione contro le passioni che si generano e si alimentano dentro di noi, è necessario che usiamo somma diligenza per frenare e dominare le passioni stesse fin dal loro principio, altrimenti, cresciute che siano, acquisteranno tanta forza da non poterle più sottomettere e ci spingeranno, nostro malgrado, a ciò che non vorremmo, cioè a rovinose cadute, secondo l’avvertimento dello Spirito Santo: «Colui che trascura le cose piccole, a poco a poco cadrà nelle gravi». La materia, come si può facilmente vedere, è di grande importanza.

Prima di tutto: che cosa intendiamo per passioni? Esse sono naturali inclinazioni dell’animo nostro le quali, nel primo uomo innocente erano sottomesse alla ragione ma, dopo il peccato di Adamo, scossero il giogo, si ribellarono a lui che era stato ribelle a Dio, divennero proterve ed orgogliose e ora ci piegano verso il vizio, ci spingono alla trasgressione e alla colpa. Non riescono, però, a macchiarci di peccato contro la nostra volontà, né a renderci colpevoli dinanzi a Dio, se non vi prestiamo il nostro consenso.

Con l’angelico S. Tommaso distingueremo due tempi nell’atto in cui le passioni ci assalgono. Dapprima esse tentano, con il loro impeto, di indurre al male la nostra volontà e di piegarla alle loro sollecitazioni: in questo momento, però, non sono per noi peccato, rimangono semplici passioni e nulla più. Diventano colpa ed offesa di Dio se riescono a vincere la nostra volontà e a trionfare su di essa, facendola acconsentire al male.

Premesso questo, chi può dubitare che, se non usiamo la massima diligenza nell’opporci alle passioni sul loro nascere, esse acquisteranno in breve tempo tanto vigore che non avremo più la forza di vincerle? Chi non sa che da piccolissime cause scaturiscono spesso grandissimi effetti?

Tutte le piante che forniscono, con i loro tronchi, tanto materiale ai costruttori, tante navi all’oceano, tanti elementi alle macchine, che cosa apparirebbero se volessimo scoprirne l’origine prima, se non piccolissimi semi?

Quel fulmine che, scagliandosi dalle nubi, causa tanto rumore e tanta rovina e, con meravigliosa potenza, abbatte le torri, incenerisce i boschi e sgomenta gli uomini, non è forse generato dall’incontro di piccole correnti di elettricità?

Quei grandi fiumi che corrono impetuosi sulla terra e, gonfiati, escono dai loro alvei e fanno strage di armenti, inondano i campi, invadono le case e le città, originando desolazione e solitudine, se noi li guardiamo alla sorgente li vediamo così piccoli, che semplici ragazzi vi sguazzano dentro per gioco, o li saltano per divertimento.

Se si considera il corso degli avvenimenti, chi può negare che orribili eccessi siano stati originati da leggerissime passioni? Guardate Caino. Egli esce di casa in compagnia di Abele e, giunto in un luogo solitario, assale l’innocente fratello e lo uccide. Che cosa indusse il primo tra i figli di Adamo a tanto terribile delitto? Fu il non avere a tempo represso un piccolo senso di invidia che si sentì nascere in cuore quando, facendo sacrifici a Dio insieme al fratello minore, si accorse che le proprie vittime, perché scelte fra le peggiori, erano meno gradite che quelle di Abele. Questa invidiuzza, come pianticella velenosa non sradicata a suo tempo, generò nel suo cuore una piccola avversione che poi divenne vero odio, inimicizia implacabile e, crescendo sempre più, lo indusse alla vendetta e non gli diede più pace finché non lo spinse all’uccisione del fratello. «Vizio blando da principio -esclama atterrito S. Ambrogio – che dal sacrificio arrivò all’omicidio».

Osservate Dina, figlia di Lia e di Giacobbe, ritornare disonorata dalla campagna alla casa di sua madre. Che cosa la precipitò in tanta sventura? Una piccola curiosità. Volle uscire dalla tenda dei fratelli per vedere il paese e s’imbatté nel principe di Sichem che la rapì.

Vedete Salomone come brucia incensi a divinità menzognere? Che cosa condusse il più saggio dei re a sacrificare agli idoli? Fu, dapprima, troppo indulgente con se stesso, concedendosi ogni piacere. Poi la passione lo condusse ad una vita molle, lo spinse verso attrattive lusinghiere, lo allontanò dalla legge del Signore e lo fece arrivare agli eccessi dell’idolatria.

Una vile passione di interesse, sorta nel cuore di Giuda e da lui non frenata per tempo, travolse questo disgraziato apostolo, inducendolo a tradire il divino Maestro.

Una piccola vanità, non mortificata all’inizio, che faceva stimare molto ad Origene le proprie opere, condusse questo grande, che prima aveva abbandonato tutto per amore del Signore ardendo dal desiderio del martirio, a ribellarsi alla Chiesa cattolica, lasciando di sé una triste memoria.

È pur vero il detto dello Spirito Santo: «Chi non frena le sue passioni nei primi loro moti, mentre sono ancora per così dire in erba, chi non corregge i piccoli difetti e le tendenze viziose, poco a poco, quasi senza avvedersene, viene condotto al precipizio e spinto a rovinose cadute».

Soggiunge opportunamente S. Tommaso d’Aquino che le stesse colpe veniali, conseguenza di leggere passioni, sono altrettante disposizioni funeste al peccato mortale.

Dice S. Isidoro: «È solito accadere a noi ciò che accade ad un frutto: esso non si guasta e corrompe tutto ad un tratto, ma poco a poco: insensibilmente cambia in superficie, poi penetra in esso un’alterazione, infine marcisce. Così succede a noi. Non vi è, certo, chi all’improvviso cade in qualche difetto. Si comincia a trascurare qualche piccola cosa ed intanto le passioni s’introducono nell’anima e la signoreggiano; sminuiscono la forza della volontà e, da una piccola mancanza, scendono a macchiare l’anima di altre maggiori; poco a poco crescono i vizi, così dice ancora S. Isidoro, e, mentre non ci guardiamo dai piccoli, sdruccioliamo nei grandi.

Che avvenga davvero così, lo vediamo dall’esperienza di ogni giorno. Qualche volta, infatti, nasce in noi una piccola invidia contro qualcuno, cominciamo a guardare di malocchio quella tale, in cui forse sfavilla qualche dote virtuosa di cui noi ci sentiamo poco forniti o del tutto mancanti. Non curando, sulle prime, questa piccola antipatia perché ci sembra cosa da poco, essa progredisce nel nostro cuore e magari ci impedisce di salutare la persona antipatica, ci fa evitare il suo contatto; poi, crescendo in lei i pregi e gli onori, le dignità ed i riguardi, cresce in noi la cattiva disposizione ed infine, se non possiamo fare altro, tentiamo, almeno con maldicenze, di oscurare le sue buone qualità e mostriamo in ogni occasione di godere del suo male e di provare tristezza del suo bene. «Nessuno – dice S. Giovanni Crisostomo -arriva d’improvviso all’estrema colpevolezza, ma perisce insensibilmente, a poco a poco, per la sua negligenza».

Non curandoci di mortificare in tempo la naturale leggerezza, o meglio, la troppa curiosità, in seguito vogliamo sapere tutto, informarci di tutto, di tutto parlare con tanta dissipazione, che ci fa sembrare più persone di mondo che religiose. Ha ragione S. Agostino nell’af-fermare che le piccole passioni, se presto non vengono da noi combattute, indeboliscono l’anima e la conducono a rovinose cadute.

Se è così, non dovremmo temere di noi stessi? Se il non far conto dei difetti, anche minimi, ci porta a conseguenze così incresciose, perché non useremo tutte le precauzioni possibili per liberarci da ogni inclinazione non buona, da ogni tendenza verso qualche male?

Non abbiamo certo più virtù di Saul che, quando fu eletto re d’Israele, era il più giusto del suo popolo. Eppure, per non aver saputo soffocare in sé una piccola gelosia riguardo a Davide, vincitore dei Filistei, prevaricò, si accese di odio, si macchiò di sangue e finì la sua vita con il suicidio.

Anche Davide, sebbene fosse stato scelto da Dio per la sua virtù, non seppe resistere ad una sua passione e cadde in gravissimi peccati.

Giuda poi, per l’attacco ai beni terreni, da apostolo divenne traditore del suo Maestro.

Che ci vuole, dunque, per farci risolvere ad opporre resistenza alle nostre passioni e ad essere vigilanti per non lasciarci sopraffare dalle tendenze al male? Non lasciamo che cresca in noi nessuna passione che, apparendo da principio trascurabile, potrà arrivare poi a dimensioni impreviste.

«Chi disprezza il poco, cadrà nel molto»; decadrà, soggiungono i sacri interpreti, dalla pietà, dalla giustizia, dallo stato di grazia. Che Dio ce ne guardi! Amen.