La vera religiosa

 

LA VERA RELIGIOSA

Pensavo, sorelle mie, di non dover più esercitare con voi il sacro ministero della divina predicazione, poiché mi trovavo in circostanze di dovermene dispensare, come già vi lasciai presentire l’ultima volta. Vi lasciavo, infatti, per ricordo delle mie povere fatiche quella mirabile immagine, che penso abbiate meditato qualche volta, la quale rappresentava Gesù Crocifisso con in cima alla Croce l’epigrafe: « tutto per Dio », più in giù un’altra epigrafe: « Gesù per modello »; ai piedi della croce una donna piangente col motto: « Maria per aiuto »; un po’ più in là, da una parte, una lacrima ove si leggeva sotto: « pronte ad ogni sacrificio ». Mirabile immagine che ci voleva dire che noi dobbiamo fare sempre tutto per Dio; che in tutte le nostre operazioni dobbiamo sempre imitare Gesù Crocifisso, cioè pensare come pensava Gesù, operare come operava Gesù, trattare con Dio e col prossimo come trattava Gesù; e tutto dobbiamo fare con l’aiuto e la protezione di Maria, nostra amorosissima Madre, a costo di qualunque sacrificio.

Ma che volete? La Provvidenza vuole ch’io torni, almeno qualche tempo ancora, a riprendere con voi quel santo ministero che temevo di smettere, ed io lo farò ben volentieri, persuaso che voi continuerete ad ascoltarmi con la solita paziente attenzione, con la quale mi avete sempre udito nel passato; lo faccio al solo scopo della maggior gloria di Dio e del vostro spirituale miglioramento.

Penso che voi, non solo starete attente alle verità che verrò esponendovi in nome di Dio, ma farete tutto il possibile per farne vostro tesoro, senza lasciare scorrere invano l’acqua della divina parola, la quale sola può innaffiare il vostro cuore e rinvigorirlo spiritualmente. No, sorelle mie, non crediate che il predicatore parli perché così sia stato imbeccato: questo sarebbe il più maligno artificio che potrebbe usare il demonio. Io ve lo confesso al cospetto di Dio, in faccia al cielo e alla terra, che non parlerò mai se non per vostro bene; anche se dovessi toccare, a volte, cose spiacevoli al vostro amor proprio, lo farò sempre con affetto di padre, il quale ammonisce i suoi cari figli, perché li vorrebbe tutti buoni, tutti santi e vorrebbe che nessuno mai cadesse in alcun difetto.

Così mi fosse dato, sorelle mie, di potervi fare tutte sante, vere spose di Gesù Cristo, vere figlie di Dio; come lo farei volentieri, anche a costo della povera mia vita! Ma io non lo posso, sorelle mie, non lo posso. Lo può però, la forza meravigliosa di quella parola che io vengo ad annunziarvi, perché è parola di Dio, che illumina l’intelletto, purifica i cuori e converte le anime. Ascoltatela, dunque, questa divina parola, come altrettante lettere, che ci manda giù dal cielo il nostro Padre celeste. Ascoltatela con riverenza, con attenzione, con semplicità, con fede e mi saprete poi dire i meravigliosi effetti che produrrà nei vostri cuori.

Questa sera ho pensato di presentarvi il ritratto di una vera religiosa, ciò che dev’essere una persona religiosa, affinché voi, specchiandovi in questo ritratto, possiate agevolmente vedere se veramente siete quella che dovete essere, e che cosa dovete fare, se non lo siete. Che cosa, dunque, è una vera religiosa? E’ una persona tutta consacrata al culto di Dio, in modo che ella non si occupa d’altro che delle cose che riguardano il divino servizio. Ciò, come vedete, è quanto vi siete proposte fin da quando decideste di lasciare il mondo e di venire ad abitare tra queste mura.

Ditemi la verità, sorelle mie, siete voi forse venute qui per vivere una vita più comoda, più libera, più sfaccendata? No, certamente no. Voi mi risponderete che siete venute qui per essere tutte di Dio e per attendere unicamente a farvi sante. Dunque, vi siete interamente consacrate a Dio, perciò non dovete occuparvi che di Dio e delle cose concernenti il suo divino servizio.

Se le cose stanno così, chi non vede le conseguenze che derivano da questo principio? Se la religiosa deve essere tutta consacrata al culto divino, ne viene per conseguenza che, cercando ella di avere il cuore perfettamente distaccato dai beni del mondo e tutto occupato nell’amor di Dio, sia unicamente desiderosa di eseguire la sua santissima volontà. Pertanto la religiosa deve guardarsi dall’avere stima delle cose della terra, anzi deve tenerle in conto di spine, come le chiama il Vangelo, spine che angustiano e tormentano chi le possiede, e possono anche dissanguarla e toglierle tutto il vigore del buono spirito. Quindi, non deve aspirare mai a conseguire beni terreni, ma piuttosto, qualora ne avesse, cercherà di usarli sempre in bene, a gloria di Dio, a sollievo dei poveri. Dovendosene inoltre, servire per i propri bisogni, deve procurare di servirsene unicamente per necessità, come lo storpio si serve della stampella e l’infermo della medicina.

La vera religiosa si guarderà, in secondo luogo, dall’avere stima dell’onore e del plauso che le possa provenire dagli uomini, anzi deve stimare questo onore mondano come fumo che, sempre inutile ad ogni buon uso, intorbida la vista e può fare cadere la religiosa in molti errori. Per questo ella temerà, invece, che gli uomini abbiano buona stima di lei e la credano savia, virtuosa e pia; temerà che la lodino e l’apprezzino, essendo ciò causa di vanagloria; temerà che la superbia s’impossessi del suo spirito e distrugga ogni virtù e bontà, che la poteva rendere grata agli occhi di Dio.

In terzo luogo, la vera religiosa non avrà stima nemmeno della propria soddisfazione, perché questa suole essere un dolce velenoso, un pascolo dell’amor proprio e delle sensualità; quindi non vorrà mai ella servirsi delle cose per il gusto che esse le danno; per esempio, non prenderà mai cibi e bevande per il buon sapore che ne sente, ma se ne servirà solo e semplicemente per il bisogno che ha di nutrirsi.

In tal modo, procurando la religiosa di distaccare il cuore da ogni bene del mondo, lo eleverà perfettamente a Dio senza alcuna difficoltà, dove troverà ricchezza, gloria e contento ineffabile, ,al cui paragone le sembreranno disprezzabili le ricchezze, la gloria, il contento che potrebbe offrirle il mondo. Con tali interne disposizioni, la religiosa arriverà ad uno stato felice, in cui non avrà più desiderio che di Dio, della sua unione, dell’adesione alla sua volontà. Bramerà di avere con Lui una sola volontà e di esistere solo per Lui. In questo felice stato, qualunque cosa Iddio disponga per lei, ella sarà contenta; solo una cosa non vorrà ad ogni costo: cioè, non vorrà offendere mai il caro suo Dio neanche minimamente, né vorrà mai restar priva del suo possesso.

Ecco, sorelle mie, le disposizioni che deve procurarsi la persona che vuol essere vera religiosa, dico: che dovrà procurarsele, perché non si pretende che già le abbia chi aspira ad esserlo: ma basta che ella si sforzi almeno per acquistarsele. Ora, che dice il vostro cuore? Vi pare di avere queste interne disposizioni? Vi pare di non fare alcun conto dei beni di questa terra? Di non avere alcun amore alla stima e all’onore che possono venirvi dagli uomini? Di non fare alcun conto di voi stesse e di non assecondare il vostro piacere? Vi pare di cercare solo in tutto e per tutto il gusto e il piacere di Dio? Vi pare d’aver rivolto solo a Dio ogni vostro desiderio, ogni vostro pensiero; di avere riposto in Lui ogni affetto del vostro cuore, e di volere che la sola sua volontà sia adempita perfettissimamente in qualsiasi modo? Se è così, voi fortunate! Allora sì che potrete dire d’essere religiose, d’essere vere spose di Gesù Cristo, vere figlie di Dio. Voi, allora, potete dire d’essere veramente tali, quali avete promesso di essere fin da quando indossaste quel santo abito che vi copre.

Ma se la cosa non fosse così, se voi non aveste le interne disposizioni della vera religiosa da me sopraccennate, voi allora sareste religiose solo di nome, come non sarebbe cristiano, se non di nome, colui che, avendo ricevuto il Battesimo ,non vivesse in conformità della legge di Gesù Cristo. Il semplice nome di religiosa a che vi servirebbe, mie dilettissime? Sapete a che? Vi servirebbe a farvi condannare assai più severamente da Cristo Giudice, prima in punto di morte, poi nel giudizio universale alla fine del mondo. Che figura voi fareste in quel gran giorno della manifestazione delle coscienze, non dirò in faccia agli infedeli, ma anche ai soli cristiani, i quali attualmente pensano che voi siete qui a farvi sante, servendo Dio nell’esercizio di ogni virtù? Che confusione, che smacco, che vergogna sarebbe mai la vostra nel giorno del giudizio!

« Guarda là – direbbero i peccatori ostinati – guarda là quella tale che portava l’abito religioso, che uscendo per la strada pareva il ritratto della modestia e della santità; guarda come ha ingannato il mondo! Ora è qui confusa tra noi. Lo dicevamo noi che esse eran peggio di noi secolari; che nella loro comunità non c’era carità; che si criticavano a vicenda nelle loro azioni; che sciupavano il tempo andando a caccia di notizie, facendo dei loro monasteri e conventi, invece che luoghi e di raccoglimento e di santità, dei luoghi ove non si odono che chiacchiere inutili e novità. Si credeva che noi fossimo persone avverse alla religione, che non potessimo soffrire né frati né monache; ora si vede se abbiamo detto la verità.

Osservate: questa era la tale religiosa, persona che viveva in comunità e che perciò aveva a sua disposizione, come religiosa, tutti i mezzi di santità e ne usava anche di frequente: infatti si comunicava ogni giorno, partecipava a messe, recitava corone, faceva via Crucis, ma, nonostante questo, voi la vedete qui in mezzo a noi peccatori ostinati: che ve ne pare ora di queste ingannatrici del mondo? Quale supplizio potrà essere sufficiente a punire l’enorme abuso che esse facevano di tanti sacramenti, di tante buone ispirazioni, di tanti caritatevoli avvisi con cui il Signore cercò di richiamarle dallo stato della loro tiepidezza al fervore d’una vera religiosa? Se noi meritiamo l’Inferno, perché peccatori non ravveduti, mille e mille inferni si meritano costoro che vissero in religione, ma di religioso non ebbero che l’abito e il nome, perché assai più enorme, più esecrabile della nostra, è la loro ingratitudine verso i benefici e l’amore di Dio ».

Ecco, sorelle mie, come si sfogheranno i malvagi nel giorno del giudizio universale contro le false religiose, contro quelle cioè, che vivono in religione, che portano l’abito religioso, ma non vivono da religiose, da vere serve di Dio, umili, pazienti, raccolte, mortificate; anzi, se si vuol dire la verità, pare che cerchino continuamente d’introdurre nella religione gli usi stessi del mondo, tanto le vedete aliene da tutta quella ritiratezza, da quella dignità, da quel silenzio, da quella condotta prudente e caritatevole che forma il vero spirito religioso e ci porta a quella santa unione con Dio che è l’unico scopo della casa religiosa. ,

Non vi pare, dilettissime mie, che siano giusti e meritati gli acerbi rimproveri, che ci faranno i cattivi nel giudizio universale, se noi non cerchiamo ora di vivere, come siamo obbligati di vivere, secondo lo spirito della nostra vocazione? Deponiamo, dunque ogni doppiezza, ogni finzione e procuriamo di tendere a quella santità e perfezione che il nostro stato richiede. Che giova, mie figlie, ingannare il mondo, ingannare noi stesse, se Dio non può essere ingannato? Se dopo lunghi anni di vita religiosa, voi foste sempre quelle miserabili di prima e forse anche peggio di quando vivevate nel mondo, non avreste voi da piangere, da sospirare? Ricordatevi che vi siete consacrate a Dio, dunque in Dio solo dovete mettere il vostro cuore e per nulla dovete occuparvi del mondo e delle cose del mondo. Lasciate che i mondani si occupino degli affari terreni; voi indirizzate tutte le vostre aspirazioni ai beni eterni: aspirate a farvi sante, perché questo solo è ciò che spetta a voi. Non vi spaventate se ancora non trovate in voi quella purità e perfezione di cuore così singolare, quale io ho detto che deve essere propria della vera religiosa, perché ciascuna di voi, che ne ha desiderio, coll’aiuto della divina grazia che non potrà mancarle, può aspirare a conseguirla.

Anche solo per questo suo aspirare efficacemente alla perfezione, sarà meritevole del nome glorioso di vera religiosa.

Che Dio ne faccia a tutte la grazia. Amen.