L’ESERCIZIO DELLA DIVINA PRESENZA
L’esercizio della divina presenza consiste sia nell’operazione dell’intelletto, sia in quella della volontà: appartiene all’intelletto in quanto questo deve riguardare Iddio presente; spetta alla volontà in quanto questo deve impegnarsi con atti virtuosi e devoti.
Per quanto concerne l’intelletto, quattro sono i modi, assicurano i maestri di spirito, per praticare la presenza di Dio.
Il primo è quello di figurarsi presente il nostro divin Redentore Gesù Cristo che ci accompagna e ci vede in ogni luogo dove noi stiamo. Possiamo rappresentarcelo, pertanto, ora, in un mistero, ora in un altro; ora, ad esempio, che giace bambino nella stalla di Betlemme, or che va pellegrino in Egitto; or che lavora garzoncello nell’officina di Nazareth ed ora che soffre, come un malfattore, in Gerusalemme, flagellato, o coronato di spine, o confitto ad un tronco di Croce. Questo modo della divina presenza viene molto lodato da S. Teresa.
Il secondo modo, ancora più eccellente di questo, è quello che si fonda sulle verità della fede ed è il mirare, con gli occhi di questa virtù, Iddio, a noi presente in ogni luogo, che ci sta d’intorno, vede ed osserva quanto operiamo. « Che importa – dice S. Alfonso de’ Liguori -, che non lo scorgiamo con gli occhi della carne; neppure l’aria si vede, e tuttavia sappiamo con certezza, che noi dappertutto siamo circondati dall’aria ed in mezzo ad essa viviamo, giacché senza di lei non potremmo né vivere, né respirare ». In simile maniera noi non vediamo Dio, ma la santa fede c’insegna che Egli ci sta sempre presente. « Non è forse vero – dice il Signore per mezzo del profeta Geremia – che io riempio con la mia presenza il cielo e la terra? ». Come una spugna in mezzo al mare è circondata e imbevuta da ogni parte dall’acqua, così, all’asserire dell’Apostolo, noi viviamo in Dio, in Dio ci muoviamo ed in Dio abbiamo l’essere. Né possiamo lusingarci di non essere osservati da Dio: poiché, dice il santo padre Agostino, sta Egli così attento ad osservare ogni azione, ogni parola, ogni pensiero di ciascuno di noi, come se, dimentico di tutte le altre creature, non dovesse mirare che noi soli; ed osservando quanto facciamo, diciamo e ancora pensiamo, tutto nota e registra nel grande libro sigillato con sette sigilli, per chiedercene gran conto nel giorno estremo, e per darcene, a suo tempo, il premio e il castigo da noi meritato.
Questo secondo modo della divina presenza può esercitarsi semplicemente ravvivando la fede con affettuoso consenso, dicendo per esempio: « Mio Dio, io credo fermamente che Voi mi siete presente ».
Il terzo modo di conservare la memoria della divina presenza è di riconoscere Iddio presente nelle sue creature, che tutte hanno da Lui l’essere e il compito di servirci. Dio è nell’acqua per lavarci, è nel fuoco per riscaldarci, nel sole per illuminarci, nei cibi per nutrirci, nei vestiti per ricoprirci; così è in tutte le altre cose da Lui create per nostra utilità. Pertanto quando vediamo un bell’oggetto, un bel giardino, un bel fiore, pensiamo che ivi riluce un piccolo raggio della infinita bellezza di Dio che a quell’oggetto dà l’esistenza.
Ugualmente nell’udire qualche armonia, nel sentire qualche profumo, nel gustare qualche dolcezza nei cibi e nelle bevande, pensiamo che è Dio, che con la sua presenza partecipa a noi quei piaceri, affinché da quelli ci innalziamo ad aspirare alle eterne delizie del Paradiso.
« Sì, impara, o uomo – dice S. Agostino – impara ad amare nella creatura il Creatore; né mettere affetto a quello che è stato creato da Dio, affinché attaccandoti alla creatura non perdi di vista Colui dal quale ancor tu conosci di avere origine. Parlando di se stesso, il santo dottore confessava che mirando il cielo, la terra, le stelle e i monti, le pianure e le valli, da tutto sentiva o gli sembrava di sentire, una voce che gli ripeteva di sovente al cuore: « Ama, Agostino, ama Iddio, poiché Egli non per altro fine ci ha tratto dal nulla, se non perché tu lo amassi ». Che meraviglia quindi, se S. Teresa guardando le campagne, le marine, i ruscelli ed altri simili belle creature, le sembrava che tutte le rimproverassero la sua ingratitudine verso Dio. S. Maria Maddalena de’ Pazzi tenendo in mano un bel fiore o un bel frutto, e fissamente mirandolo, si sentiva rapire da divino amore così veemente, che, quasi a sfogo delle fiamme che le accendevano tutto il cuore, andava dicendo tra sé: « Dunque il mio Dio ha pensato "ab aeterno" di creare questo fiore, questo frutto per amor mio e per darmi un segno dell’amore che mi porta? ». Che meraviglia, se un beato solitario, andando per la campagna e vedendo fiori ed erbette, le percuoteva col suo bastoncello esclamando: « Via, su tacete, non parlate più, tacete, già v’intesi, voi mi rimproverate che io non amo quel Dio che vi ha fatto così belle, affinché io mi determinassi ad amarlo ». Il considerare Dio presente nelle sue creature, è un mezzo assai potente per accenderci di accesissime fiamme di carità.
Il quarto modo, finalmente, ancor più perfetto ed efficace a conservarci alla divina presenza, è di considerare Dio dentro di noi. Non abbiamo bisogno, dilettissime mie, non abbiamo bisogno per trovare il nostro Dio di salire al cielo; basta raccoglierci dentro di noi, ed in noi stessi lo troveremo. Dio sta in noi, dice S. Paolo, come nel suo tempio ed in casa sua. Inoltre – dice il Divin Maestro – in un’anima che lo ama, Egli viene col Padre e con lo Spirito Santo, non a trattenersi di passaggio, ma a dimorarvi per sempre e a stabilirvi la perpetua loro abitazione. Dunque, sebbene il Signore sia dappertutto e la sua presenza riempia il cielo e la terra, tuttavia abita in modo particolare nelle anime nostre ed ivi, a quanto dice S. Paolo, si trattiene a deliziarsi, quasi in altrettanti giardini di suo diporto. Qui, dunque, dentro nel nostro cuore, è dove noi dobbiamo adorare e pregare Iddio, poiché Egli qui risiede, tutto pietà ed amore, per accogliere appunto da qui le nostre suppliche, per ricevere i nostri affetti, per illuminarci coi lumi della sua grazia; difenderci con la sua potente virtù; per governarci con la sua infinita sapienza, insomma per comunicarci i suoi doni e soccorrerci in tutto quello che può giovare alla nostra eterna salute. Procuriamo pertanto, suore mie, di ravvivare spesso la fede in questa grande verità, di umiliarci e confonderci, da una parte, alla considerazione di tanta maestà che si degna di abitare in noi; e dall’altra, cerchiamo di fare atti: di confidenza, di offerta, di amore verso la sua divina bontà. Ringraziamolo dei suoi benefici, compiaciamoci della sua gloria e domandiamogli consiglio nei nostri dubbi; consolandoci sempre di possedere dentro di noi questo sommo Bene, senza timore che ci venga tolto da potenza creata o che Egli da noi si diparta, se prima noi non lo scacciamo volontariamente.
Questa era la celletta che dentro di sé si era fabbricata S. Caterina da Siena, e dove continuamente si tratteneva con l’amato, diletto suo Sposo, in dolci amorosi colloqui. Questo è lo scudo inespugnabile di cui si armava continuamente il reale Profeta, per non cedere agli assalti dei suoi fieri nemici. Questo, quel piccolo cielo, ove S. Teresa incessantemente contemplava il suo diletto, amoroso Signore. Questa, insomma, è la via eccellente, al dire della serafina or ora citata, su cui, camminando, i santi fecero gran cammino in poco tempo, cioè giunsero in breve ad accumularsi il gran tesoro di quei meriti, che ora, li rendono gloriosi al divino cospetto e luminosi di gloria nella patria del Cielo.
Affinché il pensiero della divina presenza possa produrre in noi gli effetti suoi proprii, quali sono quelli di allontanarci dal male e farci avanzare a gran passi nella via della virtù e della perfezione religiosa, non basta che noi esercitiamo il nostro intelletto nel considerare Iddio presente, ma è necessario inoltre che vi applichiamo pure la volontà, unendoci con questa a Dio presente, con atti buoni di umiltà, di adorazione, di amore e simili.
Notate, però, che io non intendo che siate sempre innanzi a Dio, con la mente continuamente fissa a Lui: so bene che nello stato presente non è moralmente possibile mantenere una presenza di Dio continua, essendo questa soltanto una felicità da beati. Intendo solamente che procuriate d’averla per quanto si può, e ciò neppure con una certa inquieta sollecitudine, che sarebbe uno sforzo indiscreto della mente, ma con tutta soavità e pace.
Ciò posto, il modo per renderci facile l’applicazione della nostra volontà a questo eccellente esercizio della divina presenza, è di alzare di frequente il cuore a Dio con brevi, ma ferventi orazioni-giaculatorie, ossia con amorosi fiammeggianti affetti verso Dio presente, i quali si possono praticare in ogni luogo ed in ogni tempo: quando si cammina o si lavora, quando si sta a mensa o in ricreazione.
Questi affetti possono essere di desiderio, di rassegnazione, di offerta, di ringraziamento, di amore, di preghiera, di umiltà, di confidenza e simili. Per esempio, in qualunque occupazione vi troviate, chi vi vieta di rivolgervi, di quando in quando, con il cuore a Dio e dirgli: « Voi solo voglio, o mio Dio, Voi solo io amo, Voi solo desidero, a Voi interamente mi dono, in Voi confido, in Voi spero, per amor vostro rinunzio a tutto ciò che a voi piace. Vi ringrazio di quanto avete fatto e patito per il bene dell’anima mia; quanto io faccio o patisco, tutto intendo sia a vostra gloria, e Voi disponete sempre di me a vostro piacimento ».
Che gran profitto farete nella via dello spirito con queste e simili ferventi orazioni. « Con esse – dice S. Giovanni Crisostomo – chiuderete la porta al demonio, affinché non venga a molestarvi con cattivi pensieri ».
Chi m’interrompesse per chiedermi: « Quante volte durante il giorno, dobbiamo noi ricordarci di questa divina presenza? ». Vi risponderò che lo dovrete fare ogni momento. « Come non vi è momento, infatti – dice S. Bernardo – in cui noi non godiamo dei benefici di Dio, così non vi deve essere momento in cui non ci ricordiamo di Lui, e gli attestiamo la nostra riconoscenza ». Ma se non potete ogni momento ravvivare la fede nella presenza di Dio, procurate almeno di farlo in certi tempi speciali, cioè alla mattina al primo svegliarvi; nel cominciare tutte le vostre orazioni mentali o vocali, in occasione di qualche tentazione di impazienza od altro; se vi sopravviene qualche acuto dolore; se ricevete qualche affronto; se vi si presenta qualche occasione peccaminosa, e via discorrendo, armatevi subito della divina presenza e prendete coraggio a non cedere alle insidie del nemico, col rammentarvi che Dio vi mira. « Io terrò gli occhi al mio Dio – diceva il profeta Davide – ed Egli mi sottrarrà ai lacci tesi dai miei nemici ».
Così pure dovete fare, quando vi capita di dover esercitare qualche atto di virtù un po’ difficile, sull’esempio dell’inclita ed immortale Giuditta, la quale mossa a pietà della sua patria assediata e risoluta di liberarla, si inoltrò nelle tende nemiche, e avendo già sguainato la spada ed afferrata la chioma di Oloferne che dormiva, prima di scagliare il colpo, si rivolge a Dio e: « Dammi forza – disse – in quest’ora o Signore » e con fortezza gli recise la testa.
Finalmente dovete ravvivare la fede nella divina presenza in tutte le azioni, con rinnovare sempre l’intenzione di farle per dar gusto a Dio, perciò al principio d’ogni azione o quando iniziate un lavoro, o quando andate a mensa, o alla ricreazione o al riposo, dite di cuore a Dio: « Non cerco, o Signore, in questa cosa, il mio gusto, ma solamente la vostra volontà ». Procurate poi di rinnovare la medesima intenzione durante l’azione, e così facendo avrete la presenza di Dio continua, senza stancare la mente ma con tutta soavità e dolcezza.
Camminando sempre alla divina presenza, verrete a condurre sulla terra la vita dei beati del Cielo, la quale consiste appunto nel vedere ed amare Iddio.
Nello stesso modo che lassù nel firmamento i pianeti risplendono tanto più sfavillanti quanto più volgano verso il sole la loro faccia, ricevendo dal suo aspetto la luce da riflettere, così anche voi, reverende figlie, avendo sempre presente al pensiero della mente e allo sguardo del cuore il nostro caro, amabile e mistico sole Iddio, irradierete raggi scintillanti di azioni virtuose, e diverrete in breve, esempio di perfezione religiosa a tutte le altre. Che Dio ve lo conceda. Amen.