Missione e testimonianza di S. Giovanni Battista
Dal brano del Vangelo di S. Giovanni: 1, 19-23
- «Et hoc est testimonium Ioannis, quando miserunt ad eum Iudaei ab Jerosolymis sacerdotes et Levitas, ut interrogarent eum:
- – Tu quis es? – Et confessus est et non negavit;
- et confessus est: – Non sum ego Christus – Et interrogaverunt eum: – Quid ergo? Elias es tu? – Et dicit: – Non sum -. – Propheta es tu?
- – Et respondit: – Non – Dixerunt ergo ei: – Quis es? Ut responsum demus his, qui miserunt nos. Quid dicis de teipso?
- Ait: – Ego vox clamantis in deserto: dirigite viam Domini, sicut dixit Isaias propheta».
DIGNITÀ E DOVERI DEL CRISTIANO
Vedendo i Giudei la santa vita che conduceva S. Giovanni Battista nel deserto, cominciarono a sospettare che fosse un gran Profeta, oppure lo stesso atteso Messia, salvatore degli uomini: perciò gli spedirono da Gerusalemme un’ambasciata onorevole di sacerdoti e di leviti per sciogliere il loro dubbio ed avere notizie a suo riguardo. Arrivati che furono nel deserto i deputati della Sinagoga: «Chi sei tu?», chiedono a S. Giovanni Battista. Il servo di Dio, ben lungi dal lasciarsi abbagliare dalla gloria che gli procura la sua virtù e fiero nella sua umiltà, risponde che egli è «voce di uno che grida nel deserto: preparate le vie del Signore».
Permettete, fratelli miei, che io vi rivolga, questa mattina, sebbene in senso diverso, la stessa domanda che rivolsero i Giudei al Battista: «Chi siete voi?». Voi mi risponderete che siete cristiani, perché rigenerati nell’acqua del Battesimo e perché avete fatto professione di seguire la legge di Gesù Cristo, ma avete mai riflettuto sulla grazia stragrande della vostra vocazione al cristianesimo e siete stati sempre fedeli a corrispondervi? La vita viziosa e malvagia che si conduce oggi da tanti e tanti, che pur si dicono cristiani, mi fa giustamente
dubitare che costoro non abbiano mai considerato veramente che cosa voglia dire essere cristiano e quali siano i doveri che, come tale, gli si impongono. Perciò stamattina voglio presentarvi la dignità a cui vi innalza l’essere cristiano, affinché non vi sia alcuno tra voi che ardisca, con una vita cattiva, disonorare l’augusto carattere di cui è insignito.
Per considerare la dignità a cui v’innalza l’essere cristiano, voi tutti sapete, e la fede ve lo insegna, che, discendendo da Adamo prevaricatore, prima che foste formati nel seno delle vostre madri, siete divenuti schiavi del demonio. Concepiti nel peccato, voi siete venuti al mondo figli d’ira, oggetto dell’odio e dello sdegno di Dio. Eravate decaduti dal diritto alla sua eredità. Il Cielo, quel bel cielo che vi era destinato, era per voi chiuso per sempre. La vostra anima, spogliata di tutti i doni della giustizia originale, era divenuta l’orribile dimora del demonio. Questo principe delle tenebre esercitava su di voi il suo impero in modo tale che, prima di essere battezzati, eravate giudicati indegni di entrare nella casa del Signore.
Siano quindi rese grazie infinite al Dio della misericordia, che si è compiaciuto di liberarvi dalla schiavitù terribile di Satana a cui eravate soggetti e di chiamarvi dalle tenebre del peccato alla luce della sua grazia.
Sì, fratelli miei, quel fortunato momento in cui si versò, nel sacro fonte battesimale, l’acqua salutare sul vostro capo, la vostra anima, morta per il peccato, ha ricevuto una nuova vita. Nell’atto in cui si spandeva quest’acqua sul vostro capo, il Sangue di Gesù Cristo si versava sopra la vostra anima per lavarla e purificarla dalle sue macchie. In quel momento vi siete spogliati dell’uomo vecchio e rivestiti, come dice S. Paolo, di una nuova natura. L’anima vostra ha riacquistato la sua primitiva bellezza e, invece della spaventosa immagine del demonio che la sfigurava, Iddio vi ha impresso dei tratti di sua somiglianza che vi rendono, per partecipazione, ciò che Egli è per natura: «divina consortes natura». Ciò significa che non solo per mezzo della grazia battesimale siete stati mondati dalla macchia del peccato, ma siete stati anche santificati e, in qualche modo, divinizzati perché, ricevendo voi questa grazia, avete contratta un’alleanza particolare con le tre auguste Persone della SS. Trinità, in virtù della quale siete divenuti figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo e tempio vivo dello Spirito Santo.
Ecco, miei cari, a quale dignità, a quale eccellenza ci innalza l’essere cristiani: ci rende figli di Dio non per natura, perché ciò non può essere, ma per grazia e per adozione; ci rende fratelli di Gesù Cristo non solo perché Egli ha preso una natura simile alla nostra, ma perché, essendo Egli figlio di Dio per sua natura e voi per adozione, ci ha associati ai suoi diritti e ci ha fatti coeredi del suo regno: «Coheredes autem Christi». Ci rende tempio vivo dello Spirito Santo, perché questo Spirito divino, dopo averci purificati dal peccato ed impresso nell’anima un sacro carattere che ci distingue dagli infedeli e che viene rappresentato dal sacro crisma con cui si amministra il sacramento del Battesimo, abita in noi con la sua grazia.
«Nescitis quia vos estis templum Spiritus Sancti, qui habitat in vobis?», gridava a tutti i cristiani con meraviglia S. Paolo; e con ragione, perché non solo lo Spirito Santo santifica la vostra anima, ma anche i vostri corpi, affinché voi in essi, come templi a lui consacrati, gli faceste il sacrificio delle vostre passioni, gli offriste l’incenso delle vostre preghiere e l’omaggio dei vostri cuori. Ed è questo appunto il motivo per cui la santa Chiesa, nelle esequie che si fanno ai fedeli defunti, vuole che la stessa mano del sacerdote che offre l’incenso al Dio vivente incensi anche i corpi dopo la morte, per farci comprendere che questi corpi stessi, sebbene non meritino alcun onore, alcun rispetto per se stessi dovendo tra poco divenire pascolo di vermi, sono però rispettabilissimi e degni di essere seppelliti in luoghi santi, come difatti si seppelliscono, perché nel Battesimo furono consacrati dallo Spirito Santo e sono divenuti Sua abitazione.
Ora quale gloria, quale onore, quale dignità maggiore può desiderarsi da una creatura che essere figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo e tempio dello Spirito Santo? Questo è, dice S. Cirillo, il colmo della grandezza e della nobiltà. Vantino pure i grandi della terra quanto a loro piace la nobiltà della loro origine, si compiacciano pure e si facciano gloria dei titoli pomposi che li innalzano al di sopra degli altri uomini. Che cosa sono tutti i titoli umani, paragonati all’augusta dignità di figlio di Dio, di fratello di Gesù Cristo, di tempio dello Spirito Santo che noi riceviamo nel Battesimo? Il più povero, il più miserabile degli uomini che abbia la qualità di cristiano, è infinitamente superiore a tutti i grandi della terra. Ma di questa qualità così eccelsa si fa una adeguata stima nel mondo? Quanti ci sono che non solo non fanno alcun caso del nobile carattere di cristiani di cui sono rivestiti, ma si vergognano persino di comparire tali; credono un disonore il fare opere di pietà e l’intervenire alle funzioni di chiesa, le quali sono una pubblica professione di cristianesimo. Quanti vi sono che, ben lungi dal sostenere la religione contro gli empi che la bestemmiano, osservano un colpevole silenzio e, talvolta, si uniscono anche a quelli che la combattono per farle guerra, quando non l’attaccano con le parole e la disonorano con una vita viziosa e malvagia! Quanti si contentano di portare il nome di cristiani e non si curano affatto di adempierne i doveri! Riconoscete dunque, o cristiani, la vostra dignità e, riconosciutala, operate secondo la nobiltà della vostra origine. È di fede che per andare in Paradiso e per salvarsi non basta essere cristiano, bisogna vivere da cristiano, e vivere da cristiano vuol dire adempiere i doveri che, come tale, ci incombono.
I doveri del cristiano sono due: 1) Morire al mondo e 2) consacrarsi al servizio di Dio.
Sì, fratelli miei, per vivere da buoni cristiani è necessario morire al mondo, vale a dire rinunciare interamente al peccato. Questo, infatti, è quello che vi ha fatto promettere la santa Chiesa prima di amministrarvi il Battesimo e di ammettervi nel numero dei suoi Figli. Vi fu domandato, allora, dal sacro ministro, se rinunciavate a Satana, alle sue pompe, alle sue opere. Rispondeste, per bocca dei vostri padrini, che vi rinunziavate. E, in quell’atto, voi faceste la promessa solenne alla Chiesa e a Dio che, se avevate avuto la disgrazia di essere nati schiavi del demonio, non volevate più esserlo per vostra elezione. Prometteste che il peccato non avrebbe più regnato in voi, che avreste resistito a tutti gli assalti del nemico e rinunziato a tutti gli oggetti capaci di aprirgli il vostro cuore, cioè agli onori, alle ricchezze, ai piaceri e alle massime perniciose del mondo.
In forza di queste promesse che faceste a Dio nel santo Battesimo, voi siete obbligati a vivere nel mondo come se non vi foste, a vivere cioè in una specie di indifferenza per tutti gli oggetti creati, in modo che non siate né afflitti dalle disgrazie, né invaghiti dei piaceri e che siate indifferenti tanto alla gloria come al disprezzo, alla stima come alla dimenticanza degli uomini. Sì, fratelli miei, il morire al mondo, cioè al peccato ed alle vanità del secolo, è il primo obbligo e il primo dovere che v’incombe come cristiani.
Ma ditemi, di grazia, vi sono poi molti, tra i cristiani, che possono dire di essere stati fedeli alla promessa che fecero a Dio nel santo Battesimo? Quanti, al contrario, dopo essere stati illuminati dalla luce della grazia e dopo di aver gustato il dono celeste, lo calpestano col cattivo uso che fanno della loro libertà e, dimentichi della loro dignità, dimentichi di aver rinunziato al demonio e alle sue opere, si fanno gloria di camminare sotto i suoi stendardi? L’esperienza, miei cari, ci ammaestra a sufficienza su questo punto. Donde proviene, infatti, che nelle piazze, nelle botteghe, nelle fabbriche e nelle campagne, da vecchi e da giovani, da grandi e da piccoli, da sposati e da nubili, si sentano pronunciare tante parole sporche, tanti discorsi osceni e tante imprecazioni, che pare non si possa più aprir bocca senza proferire parole che farebbero disonore non ad un cristiano, ma anche ad un pagano? Donde proviene che si vedano ai nostri giorni tramare tante insidie, tendere tanti inganni, covare nel cuore tante inimicizie, tanti odi, che sembra che gli uomini non si possano più vedere né soffrire l’uno con l’altro? Donde proviene che, soprattutto nei giorni di festa, si vedano le osterie piene zeppe di giocatori, di ubriaconi, di uomini che scialacquano quei denari che, forse, sarebbero necessari per il sostentamento della loro famiglia, profanando la festa coi loro giochi e con le loro ubriachezze e spendendo il tempo, destinato da Dio alla loro salvezza, in accumulare peccati e peccati per la loro dannazione? Donde provengono tante pratiche peccaminose, tante irriverenze nelle chiese, tante sollecitudini per i beni ed i piaceri di questa terra?
Tutto accade perché la massima parte dei cristiani, messe sotto i piedi le promesse del Battesimo, vuol seguire quel demonio e andare in cerca di quelle opere e pompe diaboliche a cui ha rinunziato solennemente. Ma guai a questi tali che violano così impunemente le promesse del Battesimo, perché quel carattere di cristiano, che ora disconoscono con una vita irregolare e viziosa, servirà un giorno a farli condannare con maggior severità all’inferno.
Frattanto, miei cari, per scansare una tale disgrazia, procurate di morire al peccato e a tutte le sue occasioni e adempite le promesse del Battesimo, che è il primo vostro dovere di cristiani.
Il secondo dovere del cristiano è di consacrarsi a Dio. Sì, fratelli miei, non basta vivere separati da ciò che costituisce l’uomo vecchio, bisogna inoltre iniziare una vita nuova, che rassomigli a quella di Gesù Cristo. Voi, per mezzo dèi santo Battesimo, siete divenuti, come abbiamo già considerato, figli di Dio e, come tali, dovete ubbidirgli. Qual cosa più giusta, infatti, che i figli obbediscano al loro Padre? Dio è vostro Padre, quindi siete in dovere di fare in tutto la sua volontà.
«Signore – dovete voi dire – comandateci pure quello che volete: noi siamo pronti ad obbedirvi in tutto; ci basta conoscere che una cosa vi piaccia, per farla con diletto o che vi dispiaccia, per evitarla sollecitamente.
Voi siete, per via del battesimo, fratelli di Gesù Cristo e, come tali, dovete essere animati dal suo Spirito, seguire le sue massime, imitare i suoi esempi. Quali esempi di virtù non ci ha dati nostro Signore Gesù Cristo? Quale povertà, quale umiltà, quale pazienza, quale mansuetudine non ha Egli mostrato in tutta la sua vita? Che cos’è, dunque, un vero cristiano? È un uomo che parla, che pensa, che opera come Gesù Cristo; che regola tutte le sue azioni sopra quelle di Gesù Cristo e che, in ogni cosa, se lo propone per modello. È un uomo umile negli onori, povero nell’abbondanza, paziente nei patimenti, che vive in pace col suo prossimo, che perdona a chi l’offende, che è raccolto in Dio, riservato nelle parole, giusto nelle azioni, regolato nei costumi, moderato nelle passioni e che porta incessantemente su di sé la mortificazione di N. Signore Gesù Cristo, onde può dire con S. Paolo che non è lui che vive, ma Gesù Cristo che vive in lui.
Finalmente, per via del Battesimo siete divenuti tempio dello Spirito Santo e, in questa qualità, voi dovete conservare i vostri corpi e la vostra anima in una purezza illibata, che allontani ogni peccato e massimamente quelli contro la virtù della purezza.
«Sappiate – dice l’Apostolo delle genti – che se qualcuno profanerà il tempio del Signore, Dio lo disperderà».
Ora, fratelli miei, pensate un poco a voi stessi e vedete se voi siete veri cristiani. Se, invece di obbedire a Dio che vi comanda per mezzo della sua legge e per mezzo dei vostri Superiori, volete fare in tutto la vostra volontà e per niente contraddire al vostro amor proprio; se, invece di imitare Gesù Cristo, voi conducete una vita del tutto opposta alla sua, ai suoi esempi e vi lasciate dominare dalla superbia, dall’interesse, dall’amore ai piaceri, dalle vendette e dalle altre passioni; se voi profanate il tempio del Signore coll’imbrattare i vostri corpi con piaceri e libertà illecite, dite pure, allora, che siete cristiani solo in apparenza e che, pertanto, siete obbligati o a cambiar vita o a cambiar nome. Amen.