Suore dell'Immacolata

Come dobbiamo partecipare alla Santa Messa

 

COME DOBBIAMO PARTECIPARE ALLA S. MESSA

Da quello che abbiamo detto l’altra volta, voi avete potuto certamente formarvi di questa grande Azione, quella giusta idea che ne deve avere ogni cristiano e soprattutto le persone religiose, nelle quali la fede deve essere più viva e più operosa.

Quindi voi parteciperete alla celebrazione di questo divino mistero, col massimo rispetto e profonda devozione, compiendo con diligenza quei tre grandi uffici di cui vi parlavo, cioè: di testimone; di offerente, offrendo la grande Vittima insieme col sacerdote; di vittima, offrendovi insieme a Cristo al divin Padre, sacrificando a Dio la vostra volontà e tutto voi stesse.

Ho già accennato, nell’ultima istruzione, ai quattro doveri che abbiamo verso Dio, e come questi si soddisfano completamente col S. Sacrificio, ma non lo feci che di passaggio e con somma brevità, perché il tempo incalzava. Ho pensato, perciò, di tornare ancora su questo argomento, per vedere insieme come nella S. Messa si pagano i debiti che abbiamo con Dio, e per dimostrarvi i grandi beni che ci apporta il Sacrificio dell’altare.

Quattro, dunque, sono i debiti che abbiamo con Dio:

1°) il debito di lodarLo e onorarLo come primo principio e sovrano padrone di tutte le cose; per la Sua maestà e grandezza infinita, degna di infinito amore e di infinite lodi;

2°) il debito di ringraziarLo per i tanti benefici, grazie e favori che ci ha dato, sia nell’ordine naturale, sia in quello della grazia, sia riguardo al corpo come riguardo all’anima;

3°) il debito di soddisfarla per tutte le colpe e gli oltraggi che Gli abbiamo fatto coi nostri peccati;

4°) il debito, finalmente, di supplicarlo quale Datore di ogni bene, affinché ci voglia dare nuovi aiuti, nuove grazie, perché senza di Lui non possiamo far nulla di buono.

Questi debiti in se stessi così eccessivi, che da noi non avremmo mai potuto soddisfare degnamente, richiedendo ognuno di essi un prezzo infinito, si pagano completamente tutti e quattro col celebrare direttamente la S. Messa o col parteciparvi degnamente. Essa, infatti, rende omaggio, onore, gloria alla divina maestà di Dio; riconosce i Suoi benefici; Lo ringrazia; Gli chiede misericordia e perdono delle colpe commesse; impetra gli aiuti e le grazie necessarie per conseguire la vita eterna: proprio per questi quattro fini o motivi, Gesù Cristo ha istituito il S. Sacrificio e lo ha lasciato a noi.

La santa Chiesa, nel Concilio di Trento, lo ha definito:

1) latreutico, cioè sacrificio di adorazione;

2) eucaristico, cioè di ringraziamento;

3) propiziatorio, cioè di espiazione;

4) impetratorio, cioè di impetrazione.

1) È latreutico il sacrificio della S. Messa, perché con esso noi paghiamo il primo debito che abbiamo con Dio, poiché offrendoGli questo sacrificio, noi Gli rendiamo un ossequio, un’adorazione, una gloria infinita.

Nessuna cosa creata era degna della Maestà infinita di Dio e era sufficiente a darGli il dovuto onore, essendo tutte le creature limitate e finite. Gesù Cristo solo, Dio come il Padre e lo Spirito Santo, quindi vittima di infinito valore, è degno della divina Maestà; ed è Gesù stesso che Gli si offre nella S. Messa.

Quanto dunque vi dovete consolare, voi, anime buone! Voi, nel fervore delle vostre orazioni, vorreste essere i milioni e milioni di cuori di tutti i Santi, di tutti gli Angeli, della stessa Regina degli Angeli e dei Santi, per poterLo onorare degnamente.

Ma non vi rammaricate, consolatevi che partecipando devotamente alla S. Messa, voi date a Dio un ossequio maggiore di quello che Gli potrebbero dare tutti gli spiriti beati e i Santi uniti insieme: infatti, l’ossequio di tutti Costoro sarebbe limitato e finito, non essendo Essi che semplici creature, mentre quello che rendiamo a Dio, per mezzo di Gesù Cristo nella S. Messa è di valore infinito, perché divina e infinita è la Vittima che Gli offriamo.

2) Il sacrificio della S. Messa è eucaristico, cioè di rendimento di grazie, e noi, offrendoGlielo, veniamo a pagare il nostro secondo debito con Dio, che è quello di ringraziarLo per i benefici e le grazie che ci ha fatto.

Quando il vecchio Tobi si vide ritornare a casa sano e salvo il figlio che aveva mandato in Rage a riscuotere il credito che aveva con Gabael suo cugino, e conobbe che ciò era avvenuto in grazia della buona compagnia e dei buoni uffici che aveva prestato al figlio durante il viaggio l’arcangelo Raffaele, chiamato a sé il figlio, gli disse: «Qual compenso daremo a questo bravo giovanetto che ti accompagnò a Rage, e da Rage, ti ricondusse sano e salvo a casa?»

E il figlio, che ben ricordava quanto aveva fatto quel giovane verso di lui, rispose: «Qual cosa potrà essere sufficiente a ricompensare i benefici che mi fece costui? Egli, strada facendo, mi salvò dal pericolo di essere divorato dal pesce; giunto a Rage riscosse egli stesso il denaro da Gabael; mi fece avere una brava sposa e da lei cacciò i demoni; a te stesso restituì la vista. Che daremo a costui per tanti benefici? A me pare che la metà di quanto abbiamo, non sarà sufficiente a ricompensare i suoi favori».

Così discorrevano questi santi uomini, pieni di gratitudine verso il loro benefattore.

Ma che dobbiamo dire noi riguardo a Dio? Chi è che non conosce gli innumerevoli, benefici che ci sono venuti e ci vengono continuamente dalla mano di Dio? Ovunque ci rivolgiamo, ci troviamo circondati dalle Sue beneficenze. In ogni luogo e in ogni tempo, la divina Bontà non cessa di farci sentire gli effetti della Sua misericordia.

L’essere che abbiamo, il corpo, l’anima, la vita, tutto è dono di Dio. L’aria che respiriamo, il sole che ci illumina, la terra che abitiamo, il cibo che ci sostenta, la veste che ci ricopre, il fuoco che ci riscalda, i Sacramenti che ci purificano dalla colpa, la Parola divina che alimenta lo spirito, i premi della vita futura che ci attendono, sono tutti favori del sommo Benefattore.

Che renderemo noi al Signore per tanti benefici? Come non c’era al mondo cosa alcuna che potesse degnamente glorificare Dio, così non c’era nulla che Lo potesse ringraziare per i Suoi benefici.

Perciò Gesù Cristo, dice S. Ireneo, istituì il S. Sacrificio della Messa, con cui noi potessimo rendere al divin Padre il dovuto ringraziamento per tutti i beni che ci ha dato, e soddisfacessimo così al dovere della gratitudine, offrendoGli in questo sacrificio, come rendimento di grazie, lo stesso Suo Figlio.

3) Il terzo debito che abbiamo con Dio è quello di darGli soddisfazione per i nostri peccati.

Voi lo sapete, che ogni peccato mortale è un’ingiuria che si fa a Dio, trasgredendo la Sua legge e disubbidendo ai santi comandamenti che Egli come nostro Creatore, nostro Padre, nostro Redentore, nostro supremo Signore, ha diritto di imporci e di esigere che siano da noi esattamente osservati.

Sapete pure che ogni peccato, particolarmente se mortale, è di tale enormità che contiene una malizia infinita, perché offende l’infinita divina Maestà. La stessa ragione naturale esige che l’ingiuria infinita richieda una riparazione infinita, cioè un’azione che abbia un merito di infinito valore.

Questa azione la fece per noi Gesù Cristo sul Calvario, offrendosi per noi come vittima al divin Padre per i peccati del mondo, e la rinnova tutti i giorni nella S. Messa, in cui ripresenta alla divina Maestà tutti i meriti della Sua vita mortale, in riparazione degli oltraggi e dei peccati che continuamente si commettono.

Il sangue di questo Agnello immacolato che si offrì per tutti, non chiede vendetta come quello di Abele, ma grazia e misericordia per noi peccatori; lava le coscienze dalle brutture della colpa, disponendole ad una viva penitenza, e placa la divina Giustizia.

Se al giorno d’oggi, sebbene ci siano tali malvagità da inorridire al solo pensarvi, non ci sono più nel mondo quei terribili castighi con cui il Signore, nell’antica legge, puniva il popolo ebreo, quale credete che ne sia la causa? Forse perché i peccati dei cristiani non sono così gravi come quelli degli Ebrei? No certamente; anzi essendo noi favoriti da Dio con doni e grazie maggiori, molto più gravi ed enormi sono i nostri peccati. Perché, dunque, adesso tanta misericordia e allora tanto rigore? Tutto proviene dalla S. Messa: in questa Gesù Cristo si offre al Padre quale vittima di propiziazione per noi, e onora la divina Maestà più di quello che sia offesa dalle nostre colpe: con ciò mitiga il divino rigore, trattiene i divini flagelli, affinché i peccatori abbiano tempo di convertirsi. Così insegna il Concilio di Trento.

4) Altra prerogativa di cui è dotato il S. Sacrificio della Messa è quella di essere sacrifìcio di impetrazione, diretto ad ottenerci dalla divina bontà, non solo il perdono delle colpe, ma anche tutti quei beni spirituali e temporali di cui abbiamo bisogno.

Quindi, partecipando devotamente alla S. Messa, soddisfiamo compiutamente al quarto debito che abbiamo con Dio, che è quello di supplicarla di concederci tutti gli aiuti necessari al conseguimento della eterna salute.

Debito che ci viene imposto dalla virtù della religione, la quale ci obbliga a riconoscere Dio solo, come autore di ogni nostro bene.

Debito che ci fa sentire la nostra stessa natura, la quale è così piena di tante miserie ed è così fragile, che da noi stessi, dice S. Paolo, senza l’aiuto della grazia divina, non siamo capaci neppure di formulare un solo pensiero.

Debito che non avremmo mai potuto pagare da noi stessi, perché per le nostre ingratitudini e per i nostri peccati, siamo troppo indegni dei favori celesti e non avremmo mai avuto il coraggio di presentarci a Dio a domandarGli perdono.

Quanto, dunque, dobbiamo essere riconoscenti allo amantissimo nostro divin Salvatore che si è degnato di lasciarci questo divino sacrificio, in cui, offrendosi Egli stesso per noi, come Ostia pacifica all’Altissimo, Gli porge insieme, come Sacerdote Eterno, le nostre suppliche perché Le esaudisca; Egli stesso si fa nostro avvocato: espone al Padre i nostri bisogni, Gli presenta il prezzo della nostra redenzione, Gli mostra le piaghe e Lo induce a misericordia e a compassione verso di noi.

Qual favore, qual grazia, qual beneficio non otterremo noi dalla divina Bontà, per mezzo di questo grande Sacrificio?

Se la nostra preghiera è avvalorata da quella stessa di Gesù Cristo e da Gesù stesso è presentata al Padre, qual grazia potrà Egli negarci?

Ben diceva un santo Sacerdote quando asseriva che tutto ciò che domandiamo a Dio, partecipando devotamente alla S. Messa, è sempre poco a confronto della grande offerta che Gli facciamo in questo Sacrificio.

Ecco, dunque, il modo con cui pagare ogni nostro debito con Dio e il modo con cui arricchirci ancora di ogni bene. S. Leonardo da Porto Maurizio diceva: «Se anche voi, come il debitore del Vangelo, foste debitore di diecimila talenti e sentiste nel tempo stesso la divina Giustizia che vi stimola a pagare, chiedeteLe che abbia con voi tanta pazienza, di quanto tempo ci vuole per partecipare ad una S. Messa: Gesù Cristo stesso vi darà, in questa, il prezzo per soddisfarla pienamente».

Partecipando alla S. Messa, dividetela in quattro tempi.

Il primo, dal principio al Vangelo: in questo tempo umiliatevi con Gesù, sprofondandovi nel vostro nulla; confessate sinceramente la nullità che voi siete innanzi alla Maestà di Dio e, così umiliate, fate molti atti di adorazione; riconoscete il Signore per vostro assoluto Padrone, benediteLo, lodateLo, ed offriteGli tutte le umiliazioni e gli ossequi che Gesù Gli rende sull’altare, intendendo di fare anche voi quello che fa Gesù; in questo modo pagherete molto bene il primo debito che avete con Lui.

Nel secondo spazio di tempo, tra il Vangelo e la elevazione, pagherete il secondo debito con l’offrire a Dio, in cambio di tutte le grazie, favori e benefici che vi ha fatto, il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, che è un dono di infinito valore, invitando anche tutti gli Angeli e tutti Santi a ringraziare il Signore per voi.

Nel terzo spazio di tempo, cioè dall’elevazione alla Comunione, dando una breve occhiata alle vostre mancanze, fate molti atti di contrizione, offrendo alla divina Giustizia, in soddisfazione dei vostri peccati, tutti i patimenti e le pene che Gesù Cristo ha sofferto per noi; in questo modo pagherete completamente il terzo debito che avete con Dio.

Finalmente, nel quarto spazio di tempo, che sarà dalla Comunione alla fine, fatevi coraggio e domandate a Dio tante grazie, sapendo che in quel tempo Gesù si unisce a voi, prega e supplica anch’Egli per voi; dilatate, perciò il vostro cuore, domandate non cose di poca importanza ma grazie grandi, essendo così grande l’offerta che Gli fate dello stesso Suo Figlio; domandate per voi, per la Comunità, per la Chiesa, per i parenti e gli amici, per i giusti e i peccatori; domandate con confidenza, con fiducia di essere esaudite per i meriti di quel Gesù che per noi si offerse al divin Padre; con ciò pagherete abbondantemente il quarto ed ultimo dei vostri debiti.

Se a tutte le sante Messe a cui avete partecipato nella vostra vita vi foste comportate in questo modo, ditemi, di quanti tesori non avreste arricchito l’anima vostra? Piangete la grande perdita che avete fatto e proponete, da qui innanzi, di partecipare alla S. Messa non guardando in giro, distratte e mezzo addormentate, masticando tutt’al più poche orazioni vocali, come forse avete fatto molte volte finora, ma risolvete di parteciparvi sempre nel modo che vi ho insegnato, per rendervela fruttuosa e di gran merito per la vita eterna. Amen.