“Una scintilla divina”: Il Cristo degli abissi

Scultore Guido Galletti

     “…Nella creazione artistica l’uomo si rivela più che mai “immagine di Dio”, e realizza questo compito
prima di tutto  plasmando la stupenda “Materia” della propria umanità e poi anche esercitando un dominio creativo sull’universo che lo circonda. L’Artista divino, con amorevole condiscendenza, trasmette una scintilla della sua trascendente sapienza all’artista umano, chiamandolo a condividere la sua potenza creatrice.

     Per questo l’artista, quanto più consapevole del suo “dono”, tanto più è spinto a guardare a se stesso e all’intero creato con occhi capaci di contemplare e ringraziare, elevando a Dio il suo inno di lode.  Solo così egli può comprendere a fondo se stesso, la propria vocazione e la propria missione”.

                                                                                                                                   Giovanni Paolo II

     E Guido Galletti crede in questo “Deus in nobis”; nella missione dell’artista, collaboratore di Dio; per questo nell’insieme della sua opera, l’arte a soggetto sacro assume un particolare rilievo, umano ed estetico ad un tempo, in una sintesi che è catarsi assoluta”

                                                                                                                                    Piero Raimondi

     “L’immagine sacra deve essere un affettuoso invito alla preghiera; un tramite intimo fra i fedeli e la Divinità; un segno tangibile della Purezza del soprannaturale, altrimenti inafferrabile nella sua astrattezza; un punto concreto, un’affermazione autorevole nella quale concentrare la propria ansia di consolazione e la propria aspirazione al bene, la propria speranza in una giustizia superiore e la propria fede nella eternità”.

                                                                                                                                     Guido Galletti

      Il Cristo degli abissi è l’opera che per un particolare complesso di circostanze, ha diffuso il nome dell’artista Guido Galletti nel mondo. La letteratura su questa scultura è vastissima e se anche spesso si sofferma sugli aspetti spettacolari del fatto è però anche rivolta ai valori artistici della statua, che esigeva, per la sua specifica destinazione uno studio preparatorio particolare. A tale proposito, ci sembra di singolare interesse ciò che lo stesso Galletti scrisse nell’articolo, intitolato appunto “Come concepii il Cristo degli abissi”, da cui stralciamo i passi più significativi: 
   “… L’idea di collocare una statua sul fondo marino, ai piedi del Promontorio di Portofino mi venne data dal maestro subacqueo Duilio Marcante per ricordare l’amico Dario Gonzatti, scomparso durante un’immersione sui fondali del promontorio… Mi ha raccontato che, durante il funerale, si allontanò dalla cerimonia e andò ad immergersi e a meditare sott’acqua… Mentre pregava l’amico scomparso gli venne l’idea di creare, per tutti i subacquei, un luogo adatto al raccoglimento ed alla preghiera nella profondità dei mari. “… pensavo che avessi anch’io, uomo di mare, come poteva avere un alpino su una vetta, una figura sacra cui rivolgermi…  da quel momento ho cominciato a pensare ad una statua di Cristo, in fondo al mare, che desse speranza a me e agli altri uomini…”   idea che lo scultore accolse subito con entusiasmo, ma anche con la necessaria meditazione e ponderatezza. Ecco quanto dice il Galletti: “…Pensai subito che la statua non poteva essere un’opera d’arte fine a se stessa, fatta solamente di “valori puri” e priva cioè di quei tali elementi compositivi, formali ed espressivi capaci di interpretare il sentimento religioso della maggior parte degli uomini d’oggi: nata dal cuore di un uomo, al cuore degli uomini doveva parlare, e non al cervello!…” … “Sicché, continua, vidi nella mia immaginazione la statua come doveva essere … nella luce trasparente e azzurra del fondo marino, in mezzo alla mistica decorazione della flora e ai guizzi della fauna, nel silenzio primordiale e solitario; una figura fluttuante, nata dalle acque, le braccia protese verso l’alto in atto d’invocazione e d’abbraccio ad un tempo, esile e luminosa nella forma, bella di proporzioni umane e intensa di espressività religiosa!…”    

     Il Cristo degli abissi …è una statua nata per vivere nel mare, in un abisso da cui però si leva l’alto grido di fede nell’eterno conforto di quanti dormono nei mari del mondo e per i quali, appunto, il Cristo degli abissi innalza la sua preghiera.

   Lo scultore Guido Galletti, nello studio-laboratorio di Genova, crea  gratis la sua opera. 

Il bronzo necessario viene recuperato grazie a donazioni provenienti da tutto il mondo: eliche di navi e sottomarini, ex voto, medaglie olimpiche e al valore, campane e cannoni.

 

   Le braccia protese verso il cielo, i piedi ben piantati su una piattaforma di calcestruzzo, domenica 29 agosto 1954 – dopo un rinvio di una settimana dovuto alle pessime condizioni del mare – il Cristo dei Marinai si appresta a raggiungere la sua collocazione definitiva, nella baia di San Fruttuoso.
È un evento di quelli memorabili: la Rai, che ha cominciato trasmissioni televisive regolari a inizio anno, è presente con una squadra numerosa e attrezzata anche per le riprese subacquee. La baia è affollata di centinaia di barche, migliaia di persone, e il transatlantico Colombo devia dalla rotta per salutare con i suoi fischi la statua. 

Papa Pio XII invia la sua particolare benedizione dimostrando un sentito e gioioso interesse ed il Cardinal Siri, Arcivescovo di Genova, invia un suo messaggio:
     “Il grembo del Mare, rimasto fino al nostro secolo pressoché inviolato e terribile, si sta aprendo agli uomini e questi cominciano a scendervi, non per spirito di sola avventura, bensì per studiarne e sfruttarne le possibilità infinite, utili alle aumentate esigenze del genere umano. Il grembo del Mare, fatto dal Signore mirabilmente ricco e bello, fedele e paziente scrigno di inesauribili risorse, si apre al lavoro ed alla vita, non meno che all’ardimento.  
     Dove cominciano a scendere gli uomini, finora soltanto pionieri di nuove vie, scende oggi il loro Redentore e Signore.
      Dove osano entrare gli uomini, precede Gesù Cristo! Dove essi esperimentano egualmente forti la vita e la solitudine, essi oggi invocano Gesù Cristo! Dove muovono i primi passi in una nuova esperienza del mondo, dove lottano per una più lunga condizione di vita, essi vogliono incontrare Gesù Cristo! Così sia!
      Tutto questo è giusto e degno e non meraviglia che la grandiosità degli abissi abbia suggerito di farli diventare anzitutto un Tempio. 
      Il richiamo degli abissi è come il richiamo dell’anima. Mentre l’Immagine del Signore varca i loro confini, la immensità, il silenzio ed il loro mistero aiutino la nostra preghiera, la quale chiede benedizione per l’avvenire del mare, implora grazia e pace per i vivi e per i morti!
                                                                                                   Amen
       Genova 22 agosto 1954                                                                      Giuseppe Card. Siri 
                                                                                                                     Arcivescovo

             Mai un avvenimento collegato all’immersione ha suscitato tanto apprezzamento ed interesse.

     La cerimonia è imponente, e commuove. Dal pontone, in grado di portare cento tonnellate, la gru cala lentamente la statua alta m. 2,50: per un breve momento i cavi si bloccano, e il Cristo resta sospeso a mezz’acqua, per poi venire dolcemente sistemato sul suo basamento, a 17 metri di profondità. Da quel giorno, più di due milioni di persone si immergeranno per rendergli omaggio.

      Il Cristo degli Abissi è destinato a diventare uno dei siti di immersione più famosi in Italia.

Ogni anno, numerosi subacquei e appassionati di snorkeling visitano il sito per ammirare il Cristo degli Abissi e rendere omaggio alla sua simbolica importanza. L’immersione intorno alla statua offre un’esperienza unica, permettendo ai subacquei di sentirsi parte di un momento di contemplazione e di connessione con la spiritualità e la natura. Questa particolare destinazione subacquea è diventata anche un punto di interesse per i fotografi subacquei, catturando l’atmosfera eterea del Cristo circondato dalle acque marine.

Oltre al suo significato religioso, il Cristo degli Abissi rappresenta anche un importante punto di riferimento per la conservazione marina. Il sito funge da rifugio per numerose specie di pesci e altre creature marine, contribuendo alla biodiversità dell’area. Tuttavia, negli anni, le minacce ambientali come l’inquinamento e il cambiamento climatico hanno messo a rischio questo fragile ecosistema.

Il Cristo degli Abissi è quindi molto più di una semplice statua subacquea. È un simbolo di fede, memoria, protezione e unione tra l’uomo e il mare. La sua presenza sott’acqua incarna la profonda relazione tra l’umanità e l’ambiente marino, invitando tutti coloro che lo visitano a riflettere sulla bellezza della natura e sulla necessità di preservarla per le future generazioni.

Cristo degli abissi, 70 anni sott’acqua per la statua sub più famosa al mondo

 San Fruttuoso di Camogli – La statua del  Cristo degli Abissi sta per compiere i 70 anni in immersione sui fondali di San Fruttuoso e oggi è stata ripulita dai sub interforze con una idropulitrice che ne garantisce cura e conservazione.
Nella giornata di oggi 26 luglio 2024, con l’organizzazione e il coordinamento del servizio tecnico di archeologia subacquea della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia e della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo si sono svolte le operazioni subacquee di manutenzione della statua bronzea sommersa del Cristo degli Abissi, bene culturale identitario e simbolo mondiale della subacquea in memoria delle vite perse in mare, dalla Liguria al mondo intero.
Grazie all’efficace idropulitrice messa a disposizione dal reparto operativo aeronavale della guardia di Finanza è ormai possibile lavorare senza alcun contatto diretto con la statua, nel rispetto dell’ambiente. Dalla superficie si aziona una pompa idonea a generare un flusso d’acqua, prelevata dal mare, ad elevata pressione con effetto cavitazionale generato dalla peculiare lancia in dotazione. Sott’acqua si sono alternati i Sommozzatori della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, dei Carabinieri, della Guardia Costiera e della Marina Militare (Comsubin). A causa di sopravvenute e indifferibili esigenze di servizio, il Centro Nautico e Sommozzatori della Polizia di Stato (CneS) non ha potuto partecipare.

Le operazioni di manutenzione sono partite dal ritrovo di tutti i nuclei sommozzatori sullo zenit della  statua: a nome dell’Arcivescovo di Genova, il Vicario Episcopale mons. Andrea Parodi ha benedetto il lavoro della Soprintendenza e dei sommozzatori.

Nel briefing prima dell’intervento Alessandra Cabella, incaricata della conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico  subacqueo della Liguria per conto della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale  subacqueo, ha dettagliato le modalità, la distanza da tenere a seconda delle varie parti della  statua, a partire dal più moderno basamento fino alle parti più delicate, specialmente le mani: una infatti era già stata staccata e poi riapplicata nel corso di un restauro nel 2004, di cui ora ricorre il ventennale. L’uso di questa strumentazione è vincente: la pressione dell’ acqua fa saltare l’incrostazione biologica marina anche corrosiva senza più toccare direttamente il bronzo, la cui patina è stata aggredita da infinite e devastanti ripassature coi denti delle spazzole di ferro nel corso degli anni.
Alta due metri e mezzo e dal peso di 260 chili, per la sua realizzazione furono raccolte e fuse dallo scultore Guido Galletti medaglie di Caduti donate dalle mamme e dalle vedove, medaglie di atleti, parti di navi, eliche, campane e cannoni… ideata e calata sul fondale nel 1954 da Duilio Marcante e dai grandi pionieri della  subacquea ligure su un fondale di 18 m. nella baia antistante  San Fruttuoso di Camogli, la  statua è un tributo alla memoria di tutte le vite perse in mare, a partire da quella di Dario Gonzatti, pioniere  subacqueo e amico dello stesso Marcante. È il punto che registra il maggior numero di  immersioni nel Mediterraneo.

La manutenzione del Cristo degli Abissi non è una semplice questione estetica: gli organismi incrostanti di “biofouling” creano un biofilm batterico (che colonizza e prolifera su qualsiasi superficie in mare), creando seri problemi di biodeterioramento. Settant’anni fa, per rendere stabile sul fondale la statua, nata cava, fu inserito al suo interno del calcestruzzo con tondini di ferro: coi due diversi metalli a contatto nel mare si creano correnti galvaniche a detrimento del bronzo, gravemente rovinato nei suoi primi cinquant’anni da continue, aggressive e incontrollate ripassature coi denti delle spazzole di ferro da parte dei subacquei: “E’ un bronzo sofferente perché aggredito e assottigliato per decenni da infiniti e indiscriminati colpi di spazzola metallica e, come se non bastasse, indebolito delle correnti galvaniche” (Cabella)

Oltre alla peculiarità degli aspetti tecnici e all’unicità di un simile intervento conservativo, questo lavoro interforze sul Cristo degli Abissi racchiude in sé un valore culturale e un plusvalore simbolico, un patrimonio di devozione e di amore per il mare che accomuna ogni uomo.

Per questo la Soprintendenza s’avvale della partecipazione dei diversi corpi specializzati di sommozzatori dello Stato, che sott’ acqua si alternano in spirito collaborativo e che per una volta si trovano così a lavorare insieme non in situazione drammatica di emergenza, ma in un intervento di grande valore culturale e sociale per la collettività: la compartecipazione attiva e serena dei diversi corpi di sommozzatori dello stato nella tutela del Cristo degli Abissi racchiude in sé un altissimo valore simbolico.
Le operazioni si inseriscono nelle previste esercitazioni di tutte le forze coinvolte, che sono tenute a mantenere costante il livello della prestazione in vista di possibili emergenze.

Messaggio speciale:

• Marco Tasca, Arcivescovo di Genova: La Chiesa di Genova partecipa all’operazione di manutenzione annuale della  statua del Cristo degli Abissi nel settantesimo anniversario della posa attraverso la presenza di Mons. Andrea Parodi, Vicario Episcopale. L’Arcivescovo – impossibilitato a partecipare – ha voluto comunque far giungere il suo messaggio: “Si partirà dal Molo Giano, dove è collocata la statua di Maria, Regina di Genova, a tutela della città e di chi lavora in mare. Nella baia di Capodimonte vogliamo affidare tutti coloro che in mare hanno perso e perdono la vita: marittimi, migranti, lavoratori, e tutti coloro che al mare dedicano la propria vita. L’operazione di manutenzione annuale della statua è frutto delle competenze e dell’abilità di tante persone chiamate a svolgere questo servizio insieme e questo è un segno molto significativo del valore della condivisione, in un mondo che spesso dice il contrario e che anche a livello professionale sembra riconoscere più il valore del singolo che del bene comune che dà pienezza di senso ad ogni fare. Preservare questa opera collocata in mare ci permette di riflettere anche sulla necessità di impegnarsi a preservare gli oceani e tutto il pianeta che ci troviamo ad abitare come casa comune, come sempre ci ricorda anche papa Francesco. Il  Cristo degli Abissi, che è nascosto alla vista dalle  acque del mare, scure e profonde, ci indica che il Signore è presente nelle nostre vite, anche quando ci sembra lontano o difficile da sentire o ancora quando i venti del dubbio, della sofferenza, dello scoraggiamento rendono la vita pesante e agitata. Gesù è vivo e presente e il  Cristo degli abissi da settant’anni lo ricorda a tutti noi nel silenzio e nella bellezza”.

Da LiguriaOggi

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