Suore dell'Immacolata

Una scelta difficile

Chissà quante volte è capitato di sorprenderci a pensare a qualcuno che ci ha fatto soffrire, a qualcuno un po’ strano, magari anche scorretto,scomodo e finanche indisponente. Quanti sentimenti abbiamo sentito crescere in noi. Chiamiamoli per nome: insofferenza, rabbia, ostilità … ma fermiamoci qui perché questo non vuol essere un articolo di cronaca nera né suscitare interesse verso una negatività che si vuole denunciare. Oggi si propone una sfida, una scelta difficile, faticosa perché impegnativa, una scelta che ci occupa per un tempo non breve, una scelta coraggiosa: quella di lasciarci coinvolgere nella vita del fratello fino a lottare con lui e accanto a lui perché ritrovi la sua dignità di persona umana amata da Dio e dagli altri. Certo, decidere di intraprendere questa strada non è da tutti. E’ più comodo e più facile sedersi, criticare, commentare, biasimare e finanche indignarsi. Lo si può fare ma, siamo onesti, a parte il mal di fegato che ne può derivare, quale vantaggio ricaviamo? Nella nostra giusta disapprovazione, quale concreta mano offriamo al fratello perché si rialzi dall’abbrutimento in cui è caduto? E’ tempo di rimboccarci le maniche e di chiederci: cosa posso fare per lui? Come lo posso accostare? Da dove inizio? Come mi faccio accettare? Come dirgli che non è solo, che io lo amo, che Dio lo ama, che è amato così com’è, che è una persona importante per Dio e per me? In questo momento entra in gioco una fantasia: la fantasia dell’amore. La stessa che noi ammiriamo nella creazione e che non cessa di stupirci. L’amore può tutto, è creativo, tenace e sempre nuovo. L’amore crede, spera, sa attendere e dare fiducia. Questo tipo di amore, che conosce la fatica, il sacrificio e la sofferenza, è sorretto dalla certezza che l’altro è uno come me, che soffre, che spera, che ama. Che l’altro è uno che mi appartiene per il motivo stesso che la sua vita ha incrociato la mia. Non posso restare indifferente alla sua sorte. Se vedi un uomo che annega e sei una persona solidale, gli tendi la mano, se uno inciampa cerchi di sorreggerlo perché allora dobbiamo restare spettatori di tanti che “barcollano” nella vita? E’ proprio vero che non possiamo dar loro una mano e che il nostro compito si esaurisce in uno sterile commento della loro caduta, della loro rovina? Lavorare per l’uomo, perché ritrovi se stesso, ritrovi la pace, il senso della sua propria vita, perché sperimenti la gioia di sentirsi bene al proprio posto, è una scelta esistenziale che forse merita più attenzione di quanta non abbiamo fatto finora. La meta è alta e giustifica ogni fatica. Prima di concludere aggiungo solo un’ultima avvertenza. Lavorare per l’uomo, a favore di ogni persona non è una scelta di gruppo. E’ una scelta che mi impegna come singolo: impegna me, la mia vita, il mio tempo, la mia mente, il mio cuore. E’ un compito che mi assumo in proprio, con l’aiuto di Dio. E, a questo punto, oso sognare che siano molti i coraggiosi che optano per questa scelta che dà realtà alla speranza, accende la vita ed illumina di ossigenante bontà la terra. Buon lavoro a tutti coloro che si sentono provocati, come persone, a lavorare a favore degli altri, amati intensamente come fratelli perché allora si realizzerà quella stupenda profezia che ci prospetta cieli nuovi e una nuova terra ove il disegno d’amore di Dio è la trama e l’ordito di ogni comunione. Madre M. Rosangela Sala

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