sotto un letto,… Fate attenzione dunque a come ascoltate”
Lc 8, 16 e 18
La Parola che ogni mattina, con l’Eucaristia, accende la lampada della nostra esistenza vissuta nella fede, deve essere la luce che guida la nostra giornata e illumina i fratelli che incontriamo.
Non possiamo nascondere a noi stessi e agli altri l’oggetto della nostra meditazione e il frutto del nostro incontro quotidiano col Signore perché siamo religiose, ossia trasparenza di Dio, per nostra libera scelta e per Sua benevola elezione.
Il Tempo forte della Quaresima ci invita ad un rinnovato impegno circa il digiuno, l’elemosina e la preghiera.
Queste tre realtà sono il termometro della serietà della nostra sequela.
Ognuna di noi, nel suo faccia a faccia con Dio, riconosce la distanza che la separa da una donazione concreta, piena e santa del proprio essere.
Questo provoca sofferenza perché si desidererebbe essere migliori in tanti aspetti mentre, con grande fiducia e confidenza, ci troviamo a presentare quotidianamente il poco che siamo a Dio, nella speranza di potergli offrire, il giorno seguente e col Suo aiuto, qualcosa di meglio.
Sono le nostre storie di quotidiana miseria e di grande misericordia da parte di Dio.
La Quaresima vuole essere uno sprone a migliorare la nostra posizione di fronte a Gesù perché veramente la Pasqua sia anche per noi “Pasqua di risurrezione”.
Il digiuno ci libera da quanto è superfluo e potrebbe danneggiarci; ci richiama ad accontentarci di ciò che è essenziale alla nostra esistenza; a non abbondare.
E’ un richiamo forte alla povertà, a verificarci su questo aspetto che tanti Santi, compreso il nostro Fondatore, hanno indicato come via sicura di santità.
Digiuno è rifiutare consapevolmente le gioie effimere del mondo per dedicarci con maggior decisione alla ricerca dell’intimità con Colui che è lo Sposo: Gesù!
Ognuna di noi sa che cosa la divide da Gesù.
Digiuno, è una ricetta che ha sperimentato e ci ha tramandato lo stesso Cristo: non sottovalutiamola perché è un’arma che rendendoci più presenti a noi stessi, ci permette di affrontare con maggior equilibrio le situazioni in cui dobbiamo difendere il primato di Cristo e della sua Parola dal nostro egoismo o dal peccato. Quest’ultimo, infatti, è sempre pronto ad offrirsi a noi facile ed abbordabile, nonostante il nostro impegno.
Se il digiuno fortifica la nostra relazione con Dio, l’elemosina rinsalda il dovere di essere prossimi, della solidarietà cristiana verso chi incontriamo.
L’amore verso il fratello è una molla che ci spinge ad uscire da noi stessi, dalle nostre vedute, dai nostri progetti per aprirci agli altri, per ospitare nella nostra relazione persone che, forse, non abbiamo mai veramente accolto.
Elemosina è donazione gratuita, di qualcosa di personale, che ci appartiene, a favore degli altri.
La preziosità dell’elemosina sta nella carica di amore con cui si dona all’altro quello che si ha.
Chi riceve il nostro dono è colpito dalla “confezione” con cui lo porgiamo (ossia l’involucro d’amore) e capisce di essere un destinatario importante.
Ricevere non è umiliante se chi dona lo fa con il volto e i guanti di quel canale desiderabile che è l’amore.
L’amore vince il rispetto umano e ci fa scoprire la realtà più bella che un uomo possa sperimentare sulla Terra: quella della fratellanza, dell’essere figli di uno stesso Padre, quella di essere amati!
Chiediamoci: quanti e chi aspetta da noi una tale elemosina?
L’elemosina accende in chi dona una luce particolare: la luce di chi si è scoperto tanto ricco dentro, tanto amato, da poter amare e donare.
Quanto è edificante l’elemosina così fatta; veramente costruisce relazioni fraterne ed edifica quella civiltà dell’amore iniziata da Gesù.
Ci ricorda il nostro Fondatore”dobbiamo santificarci col fare del bene ai nostri simili e amarci di verace amore” Cost 132,2 ossia essere particolarmente generose, in comunità e fuori, nella pratica dell’elemosina, e il nostro impegno si deve intensificare ora, in questa Quaresima perché non dobbiamo permetterci il lusso di sprecare questa occasione.
Preghiera è il terzo invito, ritornare a Dio, intensificare il nostro rapporto col Signore, non sentirci mai sole e abbandonate.
Non si può né digiunare né offrire elemosina senza preghiera senza un rapporto personale forte col Signore.
Senza preghiera il nostro impegno mancherà di costanza: potrà iniziare ma non continuerà a lungo perché manca l’alimento.
Ricordiamolo: siamo esseri umani e come tali abbiamo bisogno di riempirci per poter dare.
Il Vangelo ricorda che quand’anche spazzassimo molto bene la nostra casa dalle imperfezioni se questa resta “vuota” gli antichi difetti ritorneranno i forma peggiore.
Il vuoto è un pericoloso richiamo.
“Rimanete nel mio amore” Gv 15,9, è un invito a nutrirci della Sua Parola, del Pane Eucaristico della Vita, ad una comunione espressa da Sant’Agostino Roscelli quale “spirito di preghiera continua”, un vivere insieme a Cristo il terribile e santificante quotidiano.
“Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore” Gv 15,10.
Solo chi vive cuore a cuore con Cristo sa obbedire in modo completo, fruttuoso e libero.
E’ la famigliarità con Dio, la preghiera, che mi rende veramente obbediente, capace di accogliere il disegno che Dio ha su di me.
La Quaresima prepara alla Pasqua in tutta la sua realtà; non dimentichiamo che la Risurrezione passa per la passione e morte.
La familiarità con Dio, col Suo pensiero, l’obbedienza, ci permettono di calcare le orme di Cristo, ci danno quella forza che umanamente non avremmo mai ma che Cristo, con la sua morte e Risurrezione, ha distribuito a ciascuno di noi.
Sarebbe davvero poco saggio accogliere con superficialità un tale dono.
Sr. M. Rosangela Sala