La tempesta e la speranza: noi abbiamo scelto di seguire Dio

Noi abbiamo scelto di seguire Dio

Vi è un brano nel Vangelo che sempre stupisce per il contrasto che presenta.
È notte, sul lago di Galilea infuria una tempesta che impegna i discepoli a lottare disperatamente per la propria vita e per quella dei compagni. Fatica, sudori, veglia, affanno, ordini incalzanti, consigli di manovra urlati da un capo all’altro dell’imbarcazione mentre le difficoltà dell’impresa aumentano lo scoraggiamento e finanche la disperazione di salvarsi.
È una situazione che nessuno di noi vorrebbe vivere eppure, a volte, gli affanni di certe ore ci riportano a questa scena.
Il quadro tuttavia non è completo perché, in tanto affanno, uno solo, Gesù, pur essendo sulla stessa barca, sembra valutare diversamente quanto sta accadendo.
È umanamente incomprensibile perché Gesù si permetta il lusso o l’incoscienza di dormire in tale frangente.
I Suoi, che sono uomini, lo rimproverano tra l’ironia amara e la dolorosa disperazione: “Maestro, non t’importa che moriamo?” (Mc 4,38).
Quanto assomigliano queste parole ai pensieri che a volte si affacciano alla nostra
mente con un’insistenza amara.
Cosa rispondere?
Se continuiamo a leggere nel Vangelo di Marco troviamo che le parole di risposta che dà Gesù ai Suoi sono interrogativi per conoscere il perché si sono dimostrati tanto paurosi e circa la qualità della loro fede.
Gesù vuol trasmettere quel messaggio che Santa Teresa d’Avila riassumerà così: “Dio solo basta” e Sant’Agostino Roscelli: “Gesù è tutta la nostra speranza, l’unico nostro anelito: per Lui deve essere tutto il nostro cuore, a Lui devono essere rivolti tutti i nostri pensieri e i nostri desideri, a Lui devono essere dirette tutte le nostre azioni”.
Le nostre azioni, le nostre opere, la nostra “barca” anche se contengono Dio e sono rivolte alla sua gloria hanno il limite di non essere Dio.
Noi abbiamo scelto di seguire Dio e non le sue opere!
Questa è la fede che dona serenità ai nostri giorni, alle gioie ai dolori, alla morte. Un cristiano veramente non può essere triste, sarebbe un triste cristiano.
Ciò di cui abbiamo bisogno ce lo dà Gesù nell’Eucaristia: l’amore, l’arte di amare, amare sempre, amare col sorriso, amare subito e amare i nemici, amare perdonando e dimenticando di aver perdonato.
Chi sceglie questo si troverà coinvolto in una storia di fatti piccoli e grandi che cambiano la vita e allargano il cuore. Allora non si potrà più parlare di tempesta ma di una presenza di Cristo che ci spinge sempre oltre, che ci dà il coraggio di accettare la croce, che si traduce in una speranza grande, capace di resistere alle prove della vita e della morte. Veramente “le sue vie non sono le nostre vie ei suoi pensieri i nostri pensieri”, veramente Dio è Dio, infinitamente più grande di qualsiasi nostra ipotesi.
Non spaventiamoci ogni volta che Dio ci fa toccare con mano il limite delle opere, anche buone, di noi uomini. Non scoraggiamoci quando il bene magari eccellente sembra avere la peggio.
Ricordiamoci allora che tutte queste sono “opere di Dio” ma non sono Dio!
È allora che coscientemente dobbiamo riflettere e tornare sul fondamento della nostra scelta: Dio.

Sr. M. Rosangela Sala

Per il Periodico “Preghiera e Azione” –  Ottobre 2007

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