Suore dell'Immacolata

La propria parte

A tutti sarà capitato di essere invitati a partecipare o a gustare un’opera teatrale o comunque uno spettacolo. C’è sempre un attore principale ed una miriade di attori secondari che si muovono intorno e che determinano il successo o meno della rappresentazione. Non so in quale ruolo ci si senta identificati ma specie se gli artisti sono minorenni non di rado ci si trova coinvolti nei commenti di genitori che avrebbero desiderato per il figlio un ruolo di maggior “peso”.

Avviene insomma in piccola copia quel che succede nella vita. L’aspirazione ad un posto che sia o sia ritenuto importante diviene la meta della propria esistenza e il fine indicato ai propri pargoli.
Si misurano le proprie capacità, si chiama “frustrazione” quel che non si riesce a raggiungere, si desidera e si sogna.
Capita anche che, dopo anni di primo piano, si passi ad occupare ruoli minori fino a finire in platea e allora non è difficile ascoltare l’affermazione che ci si sentirebbe ancora capaci di … .
E’ una storia di sofferenza che si incontra frequentemente perciò è molto importante comprendere quanto prima possibile l’importanza della “propria parte”.
Il mondo esisteva prima di noi e continuerà ad esistere anche dopo, noi entriamo per un periodo di tempo influendo sul mondo con le nostre doti e i nostri talenti ossia con quello che abbiamo e non con quello che non abbiamo. Nessuno ci chiederà conto di quello che non abbiamo avuto ma di quello che abbiamo sì!
In questa categoria dell’”avere” rientra anche quello che noi siamo ossia il dono, che il Signore ha posto nelle nostre mani, della nostra persona con tutte le sue potenzialità. Un dono di Dio non può mai essere un piccolo dono. Noi veniamo da Dio e quindi siamo una grande ricchezza e speranza per il mondo.
Un dono posto nelle nostre mani. La ricchezza che possiedo è la mia persona, il dono più grande che posso fare agli altri.
Sappiamo che il dono più gradito che riceviamo dagli altri è un dono personale ossia diverso, adatto, pensato per me ebbene noi siamo per gli altri un dono di questo tipo. Posso dare agli altri cose o posso dare agli altri qualcosa di “me”, che mi appartiene, quello che sono.
Quando si prepara un dono si curano anche i particolari perchè risulti particolarmente gradito ed indimenticabile. Lo stesso succede quando preparo la mia persona ad essere “dono”: devo renderla significativa per la persona che mi incontrerà.
Un incontro non è una piccola cosa. Tutti sanno che ci sono incontri che cambiano la vita, sono gli incontri con la I maiuscola, quelli che restano per sempre impressi nella memoria. Insieme a questi ci sono i quotidiani incontri quelli che ognuno di noi vive per il semplice fatto che è a contatto con gli altri.
Non sottovalutiamo l’incidenza che ha ogni nostro incontro. Per il fratello può essere una grazia od un impoverimento. Se sei ricco – dentro – dai, se sei povero – dentro – avrai sempre fame e non ti nutrirai mai abbastanza finché non capirai che la sazietà si raggiunge solo inserendosi nella logica dell’amore: tendi per primo tu la mano ed ama, l’amore si sazia amando.
Cristo ci ha coinvolti in questa parte, la “sua parte” che è quella di colui che ama. Nell’amore non esistono parti importanti e parti secondarie: tutte sono molto importanti.
L’amore è come una semina: ciascuno di noi è chiamato a seminare l’amore. Crescerà nella misura in cui lo si semina. Chi non semina niente non può lamentarsi di non vederlo crescere.
Tutti siamo capaci di seminare amore, tutti secondo la nostra parte. Non esiste parte più grande o più piccola ma esiste la “nostra parte”, quella che è posta nelle nostre mani e che nessun altro assolverà come avremmo potuto fare noi perché era la nostra parte.
L’importante è vivere pienamente la nostra parte, riempirci di luce per dare luce. Non importa il ruolo ma l’amore che si ha per gli altri. Non importa se darai la vista ad un cieco o ascolterai chi è in angoscia l’importante è che si sentano amati.
Non confondere l’amore col legame. Il vero amore rende libero l’altro perché lo aiuta a mettersi in equilibrio e ad essere capace a sua volta di dono. L’amore non lega, l’amore libera e rende felici.
Beati noi se saremo capaci di giocare la nostra parte ogni volta che saremo in contatto con gli altri, daremo loro il meglio di noi, il tesoro che custodiamo nel nostro cuore. Quale gioia per noi credenti mostrare agli altri Chi possediamo dentro di noi, quel volto di Dio che le nostre mani, il nostro agire, le nostre parole testimoniano e servono. E’ una muta ma eloquente e quotidiana evangelizzazione, quella più efficace, possibile a tutti.
Dobbiamo avere il coraggio di allenarci ad essere testimoni in ogni circostanza della vita così che la vita non ci prenda in contropiede ma ci trovi sempre al nostro posto, nella giovinezza come nell’età adulta fino alla vecchiaia. Raccoglieremo ciò che avremo seminato. Chi non semina non raccoglie. Chi non ama non si libera e sarà sempre insoddisfatto perché legato alle gioie contingenti che durano un attimo.
Fare della “nostra parte” il senso della nostra vita sapendo che abbiamo un compito nella costruzione del mondo e degli altri è fonte di equilibrio e di gioia. Questo compito ci accompagna fino alla fine, se noi lo assumiamo, ed è capace di dare senso e speranza al nostro invecchiare e soffrire.
Non c’è parte più piccola di un’altra ma una miriade di possibilità d’amore che ci vengono consegnate fino alla fine dei nostri giorni. Sono certa che non le sprecheremo!

Sr. M. Rosangela Sala

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