Suore dell'Immacolata

Dove inizia la risurrezione inizia la santita

 

Madre Maria Rosangela Sala Superiora Generale delle Suore dell’Immacolata, eletta il 27 luglio 2004 durante il XXIII Capitolo Generale 2004/2010 per il primo sessennio e riconfermata nel XXIV Capitolo Generale 2010/2016 per il secondo sessennio

 

 

 



Dove inizia la risurrezione inizia la santità

Sembra difficile la strada della santità e, a volte, la parola stessa sembra indicare una realtà lontana da noi, da collegarsi a Padre Pio da Pietrelcina, a San Francesco d’Assisi, raramente arriviamo a pensare che può interessare anche noi, che è un invito ed una possibilità che abbiamo a portata di mano, tutti. Sarebbe bello … ma da dove iniziare? Ogni cammino ha una direzione e un punto preciso di partenza. Anche la santità ne ha uno.
Sant’Agostino Roscelli ne indicava anche la meta col termine “Paradiso” ma non si è fermato lì. Da buon padre, maestro e pastore ci ha ricordato come si inizia e secondo quale rotta certa ci si deve muovere. Ha concentrato tutto in un’espressione: umiltà. Che cosa ha voluto esprimere con questo termine?
a) Il Magnificat di Maria! (cfr Lc 46, 55). La lode per i doni che ognuno di noi ha ricevuto: Dio non ha creato nessuno tanto povero da non avere nulla da regalare agli altri. Ognuno nasce col suo talento, coi suoi talenti. Conoscerli e riconoscerli è indice di onestà e segno di verità. Ognuno di noi ha fatto conoscenza di persone che, scadendo nel ridicolo, si sminuiscono con lo scopo di attirare su di sé l’attenzione, la benevolenza e la lode altrui. S. Agostino Roscelli aveva il dono di trarre dal poco “meraviglie”, non perché capace di “magie” ma per le doti di oculatezza, di perseveranza, di tenacia che l’hanno sorretto nello svolgimento del suo apostolato. Di questo era consapevole, di questo ringraziava il Signore. Lo ringraziava in quanto “povero prete” industrioso nelle cose di Dio. E lo ringraziava coi fatti perché …
b) “la lampada va posta sul lucerniere” (cfr Mt 5, 15). È troppo comodo vivere come se non avessimo ricevuto nulla. Dio non ci chiede di nascondere i doni che ci ha fatto ma di spenderli perchè servano da guida agli altri. Se non ci riconosciamo “lampade”, diamo almeno la luce della “candela”, se ci sentiamo “fiammiferi” diamo la luce del fiammifero ma diamo luce, tutta la luce possibile, onestamente senza “soffiare” per mettere in difficoltà, per offuscare, per spegnere la luce che danno gli altri. È una meschinità sminuire gli altri per sentirci alla pari. Ognuno ha i suoi doni. Golia poteva contare su una possente statura, sulla sua esperienza in guerra e su una solida armatura. Davide sulla sua abilità con la fionda e sull’agilità della sua giovane età. Ognuno ha una sua ricchezza che deve riconoscere in se stesso e negli altri. S. Agostino Roscelli ha riconosciuto a un gruppo di ragazze la capacità di dare consistenza ad un Istituto e, da subito, l’ha affidato a loro.
c) “Ti chiamerai pietra” (cfr Mt 16, 18), non è detto solo a Pietro ma a ciascuno di noi: conoscere noi stessi e riconoscersi nel progetto di Dio. Ognuno di noi è protagonista di un piccolo pezzo di storia, di una piccola parte del Regno di Dio che il Signore affida alle nostre mani, al nostro cuore, alla nostra sapienza. Chi si fa strumento di Dio? Giuseppe, venduto come schiavo, diventa essenziale per la salvezza dei suoi fratelli e della sua casa. Ciò che Dio pone nelle nostre mani non è mai “piccolo” se animato dall’impegno di lavorare per un servizio più grande nella storia d’amore che lega Dio agli uomini. Roscelli non ha disprezzato nessun servizio nella Chiesa, nell’ordinarietà del ministero ha confessato, celebrato, battezzato, confortato. Da semplice prete e come semplice prete è salito sugli altari.
d) “Spogliare se stessi ubbidendo” (cfr Fl 2, 7), mettendo a disposizione la propria persona, donandosi semplicemente fino a perdere la propria vita: è un atto volontario. Non esiste umiltà senza un servizio umile. È il criterio che distingue i santi dai presunti tali. Troviamo S. Agostino Roscelli impegnato con intensità nella preghiera e nell’apostolato ma altrettanto nel quotidiano delle riparazioni minute, molto modeste, da operaio per necessità, guidato dal buon senso. Nessuno è tanto importante da non potersi mettere, in qualche modo, al servizio o da poter rifiutare un servizio perché non adatto al suo stato: Cristo stesso, il Maestro, si è chinato ed ha lavato i piedi.
La risurrezione inizia qui quando, morendo a noi stessi, concepiamo la nostra vita inserita in una prospettiva che ci apre a Dio e spendiamo la nostra vita per gli altri, donandoci in semplicità completamente. Allora nascerà la gioia dentro di noi, pulserà la vita in noi, la nostra azione e la nostra parola diverrà quella “giusta”, arriveremo al cuore della gente portando speranza.
La Pasqua è il trionfo dell’umiltà di Dio, nella risurrezione di Cristo possa trovare forza la nostra fede e la determinazione di fare nostre le sue scelte.

                                                                                                          Madre M. Rosangela Sala
Periodico dell’Istituto “Preghiera e Azione”  Marzo 2008

 

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